Il Museo Archeologico di Gavardo
di Michele Busi

Prosegue il viaggio virtuale alla scoperta delle bellezze valsabbine con un tuffo nella storia grazie alle collezioni del Museo Archeologico della Valle Sabbia


Dopo aver “visitato” il Santuario della Madonna di Paitone ed aver ammirato la pala del Moretto, proseguiamo ora il nostro viaggio lungo il possibile Ecomuseo della Valle Sabbia arrivando a Gavardo, noto soprattutto per il suo Museo Archeologico. Questo è senza dubbio il più prestigioso della Valle Sabbia e, da quanto mi risulta, unico museo valsabbino ad essere annoverato, grazie alla delibera regionale n°19262/2004, tra le strutture museali lombarde accreditate.

Il museo nasce il 20 marzo del 1956 su iniziativa del Gruppo Grotte (altro nome con il quale è riconosciuto l'istituto), ovvero un gruppo di archeologi dilettanti che dedicavano il loro tempo libero a scandagliare i numerosi anfratti naturali dei monti circostanti.

In origine, quando la sede era nel “Castelletto” di via Molino, ospitava solo resti faunistici e qualche reperto romano; nel corso degli anni, anche grazie alla maggior professionalità ed estensione degli scavi (non solo nei monti gavardesi ma in tutta la Valle Sabbia ed anche al di fuori di essa), fu ampliato e si riuscirono a recuperare anche reperti di pregio. L'incremento della collezione rese necessario il cambio della sede (giugno 1988) nell'edificio quattrocentesco in Piazza San Bernardino, un tempo sede dei canonici della pieve gavardese.

Il museo è strutturato secondo precisi criteri organizzativi che tengono conto della funzione didattica e delle istanze pedagogiche. Si articola in quattro sezioni:

- paleontologia: settore che comprende reperti che vanno dall'Era Primaria fino all'Era Quaternaria (quindi dai 60.000 fino ai 20.000 anni fa). Fiore all'occhiello della raccolta, divenendo di fatto uno dei simboli del museo, è lo scheletro completo di un Ursus spalaeus (orso delle caverne), rinvenuto nella grotta carsica detta “Buco del frate” a Paitone .

- preistoria: tra i pezzi più interessanti della raccolta è una piroga preistorica, trovata il 16 agosto 1965 presso Lucone (Polpenazze) . Essa è ricavata da un unico tronco di rovere, misura 3,6 metri di lunghezza ed ha una larghezza media interna di circa 50 centimetri.

- archeologia romana e medievale: ospita numerosi corredi funebri, tra cui di notevole interesse è il vaso-borraccia  a due facce rinvenuto presso la necropoli del Lugone (Salò), all’esterno della tomba 111, reperto databile intorno alla metà del I e gli inizi del II secolo. Raffigura da un lato l’apoteosi di Dioniso, mentre sull’altra faccia è raffigurata l’uccisione di Laomedonte ad opera di Ercole.

- mineralogia: espone soprattutto rocce e minerali tipici della Valle Sabbia.
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