Quando ci si sente soli
di Livio Gilberti

Vi scrivo per manifestare il dispiacere e la rabbia di molti famigliari che, come me, si ritrovano a dover accudire quotidianamente un familiare malato



 
In particolare mi riferisco ad un genitore anziano con problemi di demenza causati da una brutta malattia chiamata "alzheimer".
Per chi non lo sa, l'alzheimer è una malattia degenerativa che ad oggi non può essere curata.
Colpisce la sfera cognitiva della persona e, conseguentemente, rende impossibile il corretto svolgimento delle attività più semplici, da nutrirsi, a lavarsi, a vestirsi, ad andare in bagno.

Questa malattia cancella i ricordi di una vita e porta via la dignità della persona colpita.
Ed è per questo che non è solo il malato a soffrire, ma anche i familiari che se ne occupano direttamente.
 
Il dispiacere e la rabbia che voglio portare all'attenzione deriva dall'assenza di aiuti da parte di quello che spesso identifichiamo come "stato".
L'ho scritto con le lettere minuscole, perchè per me tale è, piccolo e insignificante.
Se escludiamo i pannoloni e la pensione d'invalidità, che comunque aiuta almeno in parte a pagare la badante, dallo stato non si riceve nessun aiuto.

Mi fanno sorridere quegli aiuti condizionati alla presentazione dell'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente).
Basta infatti che l'interessato sia proprietario della casa in cui vive, frutto dei sacrifici di una vita, e di alcuni risparmi messi faticosamente da parte per non averne diritto.

La Valle Sabbia non fa eccezione.
L'ha fatta fino a marzo, quando attraverso il Distretto 12 che ha sede presso la Comunità Montana, ha erogato alcuni servizi domiciliari.
Nel mio caso usufruivo dell'intervento di un'operatrice per attività di stimolazione cognitiva.

Non era molto, ma era un segno tangibile per non sentirsi abbandonati e lasciati da soli ad affrontare questa malattia.
Da aprile posso dirlo, lo stato (sempre scritto con le lettere minuscole) ci ha voltato le spalle, è come se ci avesse detto di arrangiarci ad andare avanti.

Ho interpellato alcuni politici locali e bresciani, ma oltre ad un reciproco "scaricabarile", ad oggi non ho avuto risposte certe se il servizio possa ripartire.
Mi piacerebbe un giorno riscrivervi per comunicare che la politica è riuscita a dare una risposta positiva.
Ma nell'Italia degli sprechi non si riescono a trovare i fondi per sostenere i più deboli.

E' vero che si tende spesso a rimarcare i propri diritti e a dimenticare i doveri, ma vi sembra giusto che dopo una vita passata a pagare tasse, a rispettare leggi e regole, a non aver mai chiesto nulla, a non aver mai alzato la voce, chiedi di non essere abbandonato e scopri di essere solo?

Questa è civiltà?
 
Grazie
 
Livio Gilberti

zLettere.jpg