Federa blu
di Ezio Gamberini
Il film non è ancora finito, il marito è sceso dal letto ed è andato in bagno, la moglie accende la luce e volgendo lo sguardo lancia un urlo: “Oddio, la federa è blu!”…
Ma come, quando l’ha comprata era innegabilmente azzurra, un azzurro vivo, ma chiaro, e le federe risaltavano magnificamente sulle lenzuola decorate con motivi delicati.
Cos’è successo?
La sfiora: è bagnata fradicia.
“Ancora!”, scrolla il capo desolata.
“Eh no, basta film del genere la sera, prima di dormire”.
Non c’è niente da fare, il marito è un cuore tenero, e quando assiste a un film strappalacrime, le lacrime le versa davvero, copiosamente e abbondantemente.
Non ce la fa, non ce la fa proprio a resistere, piange a dirotto come un vitello, e siccome la scena in cui muore la protagonista dura venti minuti, lui per venti minuti continua a versare lacrime ininterrottamente inzuppando la federa che da azzurra, diventa blu.
“Ma guarda che muore per finta, non è vero niente, è solo un film!”, tenta di rassicurarlo la moglie, ma lui, zuccone, imperterrito continua a singhiozzare:
“No, no…”.
La consorte allora gioca la carta finale: scende in cucina e su un piatto colloca uno strato di wafer con crema alla nocciola, uno strato di cantucci, e un ultimo piano di wafer alla crema di cioccolato bianco, che saranno i primi a essere addentati (i wafer gli piacciono molto!).
Sale le scale, entra in camera e appoggia il piatto sul comodino.
Ora le sue lacrime saranno meno amare.
Finalmente il film è terminato, e anche la lacrimazione è ormai esaurita:
“Basta, adesso leggo!”.
Lui è un instancabile lettore e ogni sera, prima di addormentarsi, prende in mano un volume; questo ha iniziato a leggerlo nove mesi fa, e lo apre dove ha lasciato il segnalibro la sera prima: pagina 32, quarta riga.
Arrivato a pagina 32, settima riga, insomma, dopo aver letto duecentoquaranta battute suddivise in quarantasette parole, si addormenta, e il libro, ‘toc’, invariabilmente come avviene da anni, cade in terra.
E’ il segnale: l’amorevole coniuge sospira, scende dal letto e lo circumnaviga, rimette il segnalibro al suo posto, sposta il piatto vuoto dei dolcetti, verifica con sollievo che la federa non è più blu, ma è tornata all’originario azzurro vivo, come quando l’ha acquistata; rimbocca le coperte fin sopra le spalle, come piace a lui, lo accarezza dolcemente sulla guancia, gli da un bacio sulla zucca disadorna, ed esprime un desiderio:
“Resta sempre così!”.