Castrezzone, l'organo Hertelmann scoperto per caso
di Redazione

Dopo oltre 50 anni, tornerà a suonare questa domenica l’organo della chiesa di San Martino, a Castrezzone di Muscoline. Un meticoloso restauro ha rilevato incredibili sorprese


Dopo oltre cinquant’anni di silenzio e di abbandono, l’organo della chiesa di San Martino in Castrezzone di Muscoline, recentemente restaurato, tornerà a suonare questa domenica 26 marzo, alle 17, sotto le mani virtuose di Gerardo Chimini, il notissimo musicista gardesano invitato dal parroco don Luigi Ghitti per celebrare, con uno speciale programma, il memorabile evento.

Rimettere in funzione un organo è sempre un’operazione culturale che va segnalata all’attenzione pubblica. Ma, prima che culturale, quell'operazione ha una pregnanza liturgica, s’inserisce cioè nel solco della preghiera comunitaria cantata, tanto raccomandata dal Concilio Vaticano II. Per dirla con don Luigi, “le canne dell’organo fanno cantare l’aria, respiro e segno di vita di tutto ciò che vive. …Nelle lingue bibliche, aria, respiro, Spirito sono resi dallo stesso vocabolo. Quindi l’aria che canta nell’organo è la rappresentanza di tutto il creato che unisce la sua voce a quella dell’assemblea credente”. Chi frequenta la liturgia domenicale di Castrezzone si trova in perfetta sintonia con questi principi.

Il meticoloso restauro cui è stato sottoposto l’organo ha rivelato incredibili sorprese: merito della particolare esperienza della ditta Inzoli di Crema che, nella persona di Claudio Bonizzi, ha saputo cogliere le peculiarità dello strumento nonostante numerosi rimaneggiamenti lo avessero nel tempo stravolto. Merito anche di Michele Metelli, consulente della Soprintendenza, che ha compiuto le necessarie indagini storiche presso gli archivi parigini (Archives Nationales) che ne custodiscono i documenti che lo riguardano.

Come mai si è dovuti andare oltre le Alpi per conoscere la vera storia dell’organo di Castrezzone? Bisogna ricordare che sul finire del Settecento  Napoleone aveva occupato, tra gli altri, anche il territorio bresciano e aveva creato nuovi assetti istituzionali fondati sui principi della Rivoluzione francese. Ma mentre si preoccupava di diffondere e dare forma al suo pensiero politico, il futuro imperatore provvedeva pure a ridurre pesantemente il potere della Chiesa e degli ordini religiosi incamerandone le proprietà, e trasferiva in Francia gran parte bei beni storici e artistici italiani.

Per stare solo al nostro caso, nei primi anni dell’Ottocento a Brescia sciolse la comunità delle monache francescane di Santa Marta che avevano sede nel monastero di piazza Tebaldo Brusato, e trasformò l’edificio religioso espropriato in caserma. Beni e suppellettili furono in parte venduti e in parte trasferiti a Parigi: tra questi, anche l’archivio storico del monastero. Ora, è proprio in quelle carte che si parla dell’organo di Castrezzone.

Veniamo così a sapere che quell’organo era stato commissionato dalle monache bresciane a un organaro tedesco, tale Wilhelm Hertelmann (italianizzato in Guglielmo del Duca), operante a Brescia nella seconda metà del Cinquecento, ed era stato collocato nel coro, mentre un altro organo, più grande, era stato realizzato dallo stesso Hertelmann per la chiesa. Con l’arrivo dei Napoleonici alla fine del secolo XVIII, l’organo del coro fu venduto a un antiquario, Zaccaria Respini, che poi lo collocò nel 1805, dietro adeguato compenso, nella chiesa di Castrezzone.

Dell’organo della chiesa conventuale, invece, si è persa ogni traccia. Chi fosse Wilhelm Hertelmann rimane a tutt’oggi da scoprire. Non ne è rimasto alcun segno degno di nota ad Heidelberg, sua città natale, e null’altro si sa nemmeno a Brescia. Il suo affiorare agli onori della cronaca, e della storia, è del tutto casuale. Sicuramente non sappiamo perché un monastero bresciano si sia rivolto a un tale artista per realizzare i due organi della chiesa, proprio mentre a Brescia gli Antegnati, per la loro riconosciuta autorevolezza culturale, monopolizzavano le commesse in quel settore.

Sul proprio organo la Parrocchia di Castrezzone ha patrocinato l’uscita di un volume, Un organo tedesco nel Rinascimento Bresciano (edito da Associazione Serassi di Guastalla), nel quale sono raccolti alcuni saggi che fanno luce su molte questioni: caratteristiche dello strumento, modifiche subite nei secoli, provenienza originaria e destinazione finale, descrizione dell’ultimo restauro. La Parrocchia ha anche voluto che si desse conto del periodo storico in cui l’organo cominciò ad essere presente ed operante nella chiesa parrocchiale, cioè l’Ottocento: a questo proposito, un breve saggio di Pino Mongiello informa sull’andamento della vita sociale e religiosa della minuscola comunità, attraverso la lettura dei verbali delle periodiche Visite pastorali compiute dai vescovi nel territorio. Ne esce uno spaccato di vita finora inedito di grande interesse poiché ci offre dati significativi sulla popolazione, sulla sua specifica formazione religiosa e sulla partecipazione ai sacramenti, sull’alfabetizzazione della gente, sull’economia rurale.

Quello che ancora oggi non appare chiarito è perché uno strumento così singolare, un “unicum” sotto ogni punto di vista (conservato pressoché per intero nelle sue componenti), sia potuto essere acquistato dall’umile parrocchia di Castrezzone. In una simile operazione, infatti, entrano in gioco aspetti culturali (doveva esserci, probabilmente, un parroco che se n’intendeva) e aspetti economici non indifferenti (chi ha potuto raccogliere le risorse necessarie per l’acquisto). Va sottolineato fin d’ora che attorno alla scoperta di quest’organo stanno già muovendosi gli interessi culturali del nord Europa.
      
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