A Prevalle... si replica
di Ernesto Cadenelli

Ho letto in questi giorni sui quotidiani locali che a Prevalle qualche cittadino (goliardia o meno) ha ridicolizzato il Sindaco Leghista per essersi trovato inaspettatamente alcuni profughi in paese

 
Richiedenti asilo ovviamente gestiti da privati, ovviamente previo accordo con la Prefettura.
Si potrebbe dire che è la prova del nove che l'ottusità non premia. Puoi anche essere un sindaco leghista, spararle grosse come un trombone, ma alla fine quando te li mandano te li devi tenere.
Fin qui la cronaca.

Bisognerebbe però partire da quest'ultimo episodio per ragionare pacatamente sul che fare.
E' ovvio che la non conoscenza genera insicurezza e paura, ma per l'appunto la risposta è la conoscenza, il reciproco rispetto e avere in testa alcuni valori per esempio sulla dignità di ogni persona, sancita dall'ONU 1948.

Ecco perché vorrei ritornare sul fatto che un fenomeno così complesso e di dimensioni epocali, sarebbe preferibile fosse gestito sotto l'impulso e il coordinamento dei Comuni e della Comunità Montana. Quante Prevalle devono ancora succedere prima che gli amministratori valsabbini si convincano che è preferibile l'adesione al progetto Sprar al laissez-faire dei privati?

Ho già scritto dei possibili vantaggi che potrebbero derivare da un progetto pilotato da Comunità Montana e gestito sull'insieme del territorio valsabbino, pur consapevole che il percorso è in salita e irto di difficoltà.
Ma l'alternativa è che per salvare l'onore di qualche amministratore a caccia di qualche voto alle prossime elezioni, le comunità vengono lasciate nella più completa incertezza speranzose che qualcun altro possa respingere gli “invasori”.

Vanno bene i controlli, vanno bene le espulsioni di chi non ha diritto a restare, ma v bene anche l'accoglienza e lo sforzo per il rispetto del diritto alla dignità.
Ci sono sindaci ed amministratori disponibili, ci sono associazioni che si dedicano con passione, occorre unire le forze e romper questa spirale qualunquista e priva di qualsiasi prospettiva.
 
Ernesto Cadenelli
 
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