Di Giuseppe Montesanto mantovano e di ciò ch'egli operò.
di Guido Assoni

“Volgendo lo sguardo a quel seggio sul quale assiduo fra noi sedeva chi non è più, vi sorge il pensiero della grave perdita che fece la nostra Accademia, che fece la classe medica e la città tutta”

 
Trattasi di memorie lette nella seduta del 22/12/1840 dell’Imperial Regia Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova da Giovanni Maria Zecchinelli in ricordo dell’amico-collega scomparso un anno prima ed esattamente il 23/12/1839.

Un vero e proprio tributo d’amore e di stima, tra l’altro ricco di documentazione inerente i molteplici incarichi e onorificenze conferite al Dott. Giuseppe Montesanto dopo la laurea di dottore in medicina e filosofia conseguita il 12/05/1800 all’Università di Padova.

Dalla nomina governativa quale membro della Commissione medica composta da diversi docenti dell’I.R. Università incaricata di eseguire i primi pubblici innesti di vaccino nelle province venete all’incarico di catalogazione della biblioteca del conte Gio. Battista Gaburri consistente in ottomila volumi di medicina, storia e arte proveniente da Parigi.

Dalla nomina a medico dell’Ospedale civile e militare, a quella a membro della direzione di polizia medica presso l’Università di Padova.

Da ripetitore della cattedra di clinica medica dell’Università patavina ad assistente e quindi supplente alla medesima cattedra.

E ancora da medico ispettore sanitario dell’Ospedale civile a professore di storia e di letteratura medica a direttore della Congregazione di carità di Padova.

E via discorrendo.

Medico profondamente erudito e di ingegno vivace, non lasciò opere voluminose, ma numerose memorie accademiche e dissertazioni di vario argomento e principalmente di dottrina medica e di medicina pratica, relazioni, riflessioni, rapporti, trattati medici e considerazioni storico-critiche.

Ciò che più mi ha sorpreso in questa dissertazione è il fatto che Giuseppe Montesanto, nato a Mantova il 05 agosto 1779, dopo aver concluso il corso di studi letterali e filosofici al ginnasio della sua città e dopo aver incominciato ad applicarsi a quelli di legge, essendo la fortezza di Mantova minacciata d’assedio dalle armate francesi, “la madre sua fecelo uscire dalla città e lo mandò presso il padre che, per affari, trovavasi nel villaggio di Lavenone in Valsabbia, nella provincia di Brescia”.

La sua gioviale intraprendenza
lo rese piacevole a tutti gli abitanti e, per il fatto di conoscere la lingua tedesca funse, seppur ancor molto giovane, da interprete presso le truppe austriache sbandate o in fuga verso il Tirolo durante la campagna d’Italia di Napoleone.

In Lavenone visse due anni, dal 1796 al 1798, in casa del medico Giacomo Santo Comparoni, titolare della locale condotta medica, il quale gli ispirò amore per la medicina tanto da distoglierlo dal suo primo proponimento.

Il Dott. Comparoni, nato a Vestone nel 1744
, visse da protagonista i capovolgimenti politico-militari del 1797 quale “aggiunto conferente” dello Stato Maggiore degli armati valsabbini mentre il suo parente, notaio Gio. Battista (detto “el sop” per il fatto di essere claudicante) si distinse nella difesa di Vestone con il grado di capitano.

Teniamo sempre presente che la mentalità valligiana era fortemente conservatrice e legata al governo illuminato della Serenissima con la quale aveva intrattenuto ottimi rapporti e grazie alla quale aveva sperimentato nei secoli un vero rinascimento d’arte e cultura.
Nel 1798 l’università di Padova offrì sicuro asilo agli studiosi sotto il dominio austriaco e dunque, Giuseppe Montesanto si recò per la prima volta a Padova dove rimase per tutta la vita.

Essendo suddito della filo-giacobina Repubblica Cisalpina, venne ammesso all’Accademia dal Governo Generale di Venezia.
Intanto il suo mecenate, Giacomo Santo Comparoni, passata la bufera politica, nel 1805 diede alle stampe “La Storia delle Valli Trompia e Sabbia”, opera postuma del padre Gian Pietro, anch’egli medico, aggiungendovi una propria dedicatoria e una prefazione.

Quest’opera, che venne poi ristampata nel 1892 dallo storico Gabriele Rosa
, suscitò aspri commenti e polemiche da parte di religiosi e storici del XX secolo che ne rivendicavano l’attribuzione a Don Giov. Maria Biemmi da Goglione Sopra.
Da un suo manoscritto, il medico Gian Pietro Comparoni, avrebbe attinto a piene mani.

Ritornando infine al Dott. Giovanni Maria Zecchinelli che aveva dedicato al suo defunto amico questa grande attestazione d’amore e di stima, non erano trascorsi tre mesi che pur’egli venne repentinamente a morire il 18/03/1841 passando “dal luogo degli effetti alla ragion delle cause, dalla sede delle fallacie al trono di quella Verità ch’egli (riferito all’amico Montesanto) aveva cotanto adorato”.
 
Guido Assoni
 
Note bibliografiche:
Giovanni Maria Zecchinelli: “Di Giuseppe Montesanto mantovano e di ciò ch’egli operò. Racconto letto nella seduta XXII dicembre MDCCCXI dell’I.R. Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Padova”;
Paolo Zannini: “Biografia di Giuseppe Montesanto”;
Giovanni Baronchelli: “La Venezianità di Valle Sabbia e contesti viciniori nei moti insurrezionali antifrancesi del 1797”;
 
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