Treviso dice «no»
di Ubaldo Vallini

Pochi i votanti, ma l'esito della consultazione popolare è chiaro: Treviso Bresciano ha scelto di non aderire allo "Sprar di valle" 


Una consultazione popolare, per prendere delle decisioni che riguardano l’intera comunità.
Lo prevede l’articolo 54 del vigente statuto comunale e Treviso Bresciano vi ha fatto ricorso per decidere se aderire o meno al sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).

La decisone è stata comunicata dal sindaco, Mauro Piccinelli, in occasione di un’assemblea pubblica che ha avuto luogo venerdì 10 marzo, durante la quale sono stati messi in evidenza contenuti e modalità dello Sprar, proposta della Prefettura a livello comunitario, alla quale anche Treviso Bresciano al pari degli altri Comuni valsabbini, è stato invitato ad aderire.

Una settimana di tempo per discutere, anche animosamente, in casa, per strada e nei bar del piccolo centro montano.
E questo venerdì sera, 17 marzo, si sono presentati solo 114 dei quasi 500 aventi diritto.
Di questi, 68 cittadini hanno espresso il loro parere negativo, dettando così la linea da tenere ad una amministrazione che era stata eletta nel 2014 con 365 voti.

«Ci è sembrato giusto, visto che eravamo chiamati a prendere una decisione così importante per la vita di tutti, ricorrere a questa forma di democrazia diretta - ci ha detto Mauro Piccinelli -. Certo mi aspettavo una partecipazione assai più ampia».

E ora? «In assemblea avevo detto che questa amministrazione avrebbe rispettato quanto indicato dalla maggioranza dei votanti e così faremo».

La proposta del prefetto di uno Sprar a livello valsabbino, lo ricordiamo, intende assegnare ai Comuni delle dimensioni di Treviso Bresciano il compito di gestire “in proprio” sul suo territorio sei richiedenti asilo e contiene una “clausola di salvaguardia” che impedisce, nel caso di adesione, la presenza sullo stesso territorio di un centro di accoglienza straordinaria (Cas) come quello nel quale ancora sono ospitati una quarantina di richiedenti asilo al “Tre Casali” di Anfo.

Identica la situazione anche in altri Comuni valsabbini, dove i richiedenti vengono gestiti da cooperative arrivare da fuori, senza nessun controllo da parte delle amministrazioni comunali e in alcuni casi in condizioni giudicate inidonee dai sindaci stessi.

Al momento la valle Sabbia ospita circa 170 richiedenti asilo, l’ipotesi prefettizia porterebbe questo numero a 227: 6 profughi per ciascun Comune con popolazione al di sotto dei 2.000 abitanti, 11 per Bagolino e Sabbio Chiese, 12 per Roè Volciano e Vallio Terme, 16 per Villanuova, 22 per Vobarno e 33 per Gavardo dove per altro ce ne sono attualmente una cinquantina.

A dire forte il loro “No” ancora prima
che la proposta del prefetto venisse palesata in assemblea nella Casa della Valle a Nozza, i Comuni governati da un sindaco leghista, che sono quelli di Agnosine, Gavardo, Vallio Terme e Vestone.

A questi si è aggiunto ora Treviso Bresciano: «Se e quando ci troveremo ad avere a che fare con dei profughi anche da noi, gestiti da altri – ha detto il sindaco Piccinelli -, vedrò di ricordare ai miei concittadini che la decisione l’abbiamo presa tutti insieme».

0702TrevisoBrescianoMunicipio.jpg