Balarì, tradizione di famiglia
di Cesare Fumana

Saranno 120 quest’anno i ballerini in maschera con il loro tipico vestito e colorato cappello impegnati a danzare nelle due giornate conclusive del Carnevale di Bagolino. Ecco qualche curiosità raccolta da uno dei capi del gruppo


Carnevale di Bagolino: che le danze abbiano inizio. La grande attesa sta per terminare: all’alba di questo lunedì, finalmente, i Balarì scenderanno per le strade acciottolate dell’antico borgo montano valsabbino.

Sono loro, con il vestito e le scarpe della festa, lo scialle, la fascia, la maschera e il tipico cappello con i nastri colorati adornato di ori, la parte più tipica e pittoresca di questo Carnevale, fra i più singolari e belli d’Italia.

Abbiamo sentito Giovita Fusi, uno dei due capi, con Gian Antonio Fusi, della compagnia dei Balarì, per coglierne l'essenza e qualche curiosità.

“Quest’anno saremo 120 – ci dice Giovita –: sempre in numero pari, perché i balli si eseguono a coppie. Pensate che nel 1980, quanto ho iniziato a fare il capo, eravamo solo una trentina”.

Come si diventa ballerini? “È una tradizione di famiglia: si inizia da piccoli nel gruppo dei ballerini piccoli, nel quale ci sono sia bambini che bambine, e poi dopo le medie si può cominciare a ballare nella compagnia dei grandi. Solo i ragazzi, però: i ballerini sono solo uomini. Anch’io ho iniziato da bambino, poi seguendo le orme di mio papà e di mio zio ho proseguito ininterrottamente a danzare. Anche mio papà è stato capo dei ballerini”.

Proprio una tradizione di famiglia. “Sì, ci teniamo molto al nostro Carnevale. Anche quest’anno ci saranno i miei due fratelli e anche mio figlio. Anni fa c’era gente di Bagolino emigrata in Francia che ritornava apposta per ballare a Carnevale”.

Ad accompagnare nelle danze i Balarì c’è il gruppo dei suonatori, i Sonadùr, con una quindicina di strumenti: 8 violini, 2 bassi e le chitarre. Sono 26 le diverse suonate che eseguono e 26 anche le danze. “Per chi viene da fuori e sente per la prima volta le musiche del Carnevale sembra che siano tutte uguali, invece sono diverse e noi le riconosciamo bene”.

Già dopo l’Epifania, il lunedì e il giovedì,
i suonatori si ritrovano nelle osterie per suonare le musiche del carnevale e sempre in questi due giorni anche i mascher, l’altra faccia del Carnevale bagosso, entrano in scena. “Non ce ne sono più molte, ma capita che ci siano dai ragazzi che si ritrovano per una mascherata”.

Nelle due domeniche precedenti
si fanno le prove presso l’oratorio, l’unico locale che può accogliere così tante persone: “È questa l’occasione per sapere quanti saremo, giusto per regolarci”.

Ovviamente, nell’arco dei due giorni, i ballerini si alternano nelle danze; poche volte si possono esibire tutti insieme, un po’ per ragioni di spazio (le strada e le piazze di Bagolino non sono proprio ampie), un po’ per questione di stanchezza. Infatti, durante il giro del paese, i ballerini si fermano nelle case per far festa.

“Ballare con la maschera è faticoso: si suda molto sotto la maschera e i ballerini ballano solo con la maschera. Sono noi capi non la portiamo: non potremmo impartire gli ordini altrimenti”.

Come detto, i balli vengono eseguiti con i ballerini disposti su due file, e si balla a copie, con due ruoli distinti: capo e figura.

Solo un ballo viene eseguito in cerchio
tutti insieme: l’ariosa. “Negli anni 80 l’ariosa veniva ballata anche 3 o 4 volte durante il Carnevale; adesso per ragioni di spazio la eseguiamo solo alla sera del martedì, come ultimo ballo, in piazza Marconi, la piazza più grande del paese”.

Un’ultima curiosità: quanti anni ha il ballerino più anziano e quello più giovane?
“Quest’anno il più anziano ha 65 anni e quello più giovane 15”.

E allora: buon Carnevale!

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