Salò chiama Budapest, ricordando il 1956
di red.

Al Fermi di Salò, ha avuto luogo una interessante conferenza che ha ripercorso i tragici eventi della rivoluzione ungherese. Vicissitudini che ebbero grande eco anche in Italia


Appuntamento di quelli da non perdere quello di martedì mattina, 21 febbraio, al Liceo “Enrico Fermi” di Salò: presenti il professor István Puskás, docente di letteratura italiana presso l’Università di Debrecen nonché direttore dell’Accademia ungherese di Roma, e il signor Pino Esposito, già Console d’Italia in Ungheria, il regista Gilberto Martinelli ha presentato il suo ultimo lavoro: “MCMLVI” – ovvero “Millenovecentocinquantasei” –, un film documentario dedicato alle vicende vissute dai profughi della Rivoluzione ungherese di quell’anno cruciale per la storia d’Europa.

«Da italiano – ha dichiarato l’autore – non ho voluto produrre l’ennesimo documentario sulla Rivoluzione ungherese, sulla quale tanto è stato scritto e detto; ho preferito ricostruire lungo il filo della memoria le vicende vissute dalle migliaia di magiari che, per scelta o per necessità, abbandonarono la loro terra dopo i tragici eventi di quel lontano novembre e furono accolti nel nostro Paese, in particolare a Roma, città che ecumenicamente tutti accoglie e che – come recita un nostro proverbio – “non è mai matrigna”».

Ad organizzare l'iniziativa
, fatta propria dai docenti dell’area di Storia e Filosofia, il professor Fabrizio Galvagni, membro del direttivo dell’Ateneo di Salò e socio, tra l’altro, dell’Associazione di amicizia italo-ungherese “Garda-Balaton”, da sempre attento a tutte le iniziative e a tutte le sollecitazioni culturali che arrivano da quella che un tempo era detta “Europa orientale” ed in particolare dall’Ungheria.

Dopo i saluti del Vicepreside professor Marco Basile, in un auditorium gremito da una platea studentesca particolarmente attenta, il regista Gilberto Martinelli ha presentato il suo lavoro: “MCMLVI” è un film documentario che riporta innanzitutto la testimonianza dei tantissimi ungheresi giunti come profughi in Italia, soprattutto a Roma, fuggiti dopo i giorni della rivoluzione, quando i carri armati russi riportarono l’ordine in Ungheria.

La notizia della rivolta del popolo ungherese, la statua di Stalin abbattuta a Budapest, l’aspirazione alla libertà del popolo magiaro, la durissima reazione sovietica, suscitarono vaste reazioni in Italia e nell’intera Europa.
Il dramma di Budapest segnò uno spartiacque indelebile nella coscienza di molti e soprattutto nella storia della sinistra italiana. 

Alla proiezione del film, ha fatto seguito un partecipato dibattito: studenti e insegnanti hanno rivolto le loro domande all’autore e al professor Puskás e hanno condiviso interessanti riflessioni.

Scheda:

Gilberto Martinelli,
romano, classe 1969, diplomato presso l’Istituto di Cinematografia di Stato per la Cinematografia e la Televisione “R.Rossellini” di Roma, una laurea in Ingegneria e una laurea umanistica, ha lavorato con alcuni con i più importanti registi italiani, ottenendo candidature al Nastro d'argento e al David di Donatello.

Attualmente è docente di Tecnica del suono e autore di numerose pubblicazioni in materia.
Particolarmente attento ai rapporti culturali che legano il nostro Paese alla nazione ungherese, ha pubblicato, tra l’altro, “Sandor Marai e Napoli - Il sapore amaro della libertà”, “Nel segno del tricolore” (dedicato alla figura del bresciano Alessandro Monti, comandante della Legione italiana che combatté a fianco degli Ungheresi nel 1849) e “Guido Romanelli missione a Budapest”. 
 
 
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