Maschèr, balarì e sonadùr
di Val.

Tutto è pronto da tempo per il Carnevale di Bagolino, nel capoluogo e nella frazione di Ponte Caffaro. Una tradizione che affonda le radici.., nel dna dei bagossi

 
Certo, c’è il valore storico di una manifestazione che si ripete sempre uguale da secoli, affondando le sue origini nelle radici stesse della storia.
Ci sono le fattezze delle maschere, con ruoli e comportamenti affinati nello scorrere del tempo, fin da bambini.

A distinguere però nell’intimo il Carnevale di Bagolino dalle altre occasioni carnevalesche è soprattutto il fatto che si tratta di una manifestazione spontanea dei bagossi.
Non pensate che il Carnevale sia un modo per mettere in mostra il paese.
No: la danza dei “balarì” sulle note dei “sonadùr”, oppure il trascinar di zoccoli dei “màscher”, è per gli abitanti di Bagolino un richiamo ancestrale e non ci sarebbe proprio da stupirsi se un giorno un qualche biologo lo trovasse “scolpito” nel loro dna.

Così, lungo il corso del Caffaro, ma anche a Ponte Caffaro perché la frazione lacustre festeggia allo stesso modo la ricorrenza, nessuno ha mai sentito la necessità di definire un programma.

O meglio: la “scaletta” è unica per tutti:
“Dopo le sante feste di Natale arrivano le santissime di Carnevale” recita il detto, che è uno dei pochi riferimenti ad “uso interno” dei bagossi.

Così almeno per i màscher, che sono la faccia irriverente del Carnevale bagosso e che messa alle spalle l’Epifania prendono a frequentare ogni lunedì e giovedì le vie del paese, e soprattutto le osterie, rumorosi e licenziosi, intensificando le scorribande in questi ultimi giorni.

Diversa è la tradizione considerata più “nobile” del Carnevale di Bagolino, quella dei balarì, tutta confinata nei giorni di lunedì e martedì, con un prologo nel pomeriggio domenicale quando in piazza si esibiscono i “balarì picoi”, destinati da grandi a far parte della compagine adulta che è formata da più di cento danzatori.

I balarì adulti si ritrovano tutti quanti nella parrocchiale la mattina del lunedì alle 6 e 30 (le 7 a Caffaro) per ricevere la benedizione del prevosto, in onore del quale faranno poi il loro primo ballo; tutti insieme sul sagrato accompagnati dai sonadùr con gli strumenti a corda della tradizione.

Non si fermeranno più
, dandosi il turno a gruppi di venti/trenta per volta, fino al martedì sera, quando alle 20 si ricongiungeranno nella piazza principale del paese alle 20 per l’ultima danza, l’Ariosa, al termine della quale, in un gesto liberatorio, si toglieranno le maschere.

Una tradizione che ieri è stata presentata anche al Pirellone, presente fra gli altri l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie Cristina Cappellini, che ha assicurato la sua presenza a Bagolino per questa domenica.

Un Carnevale non senza problemi
, quello di Bagolino e ne abbiamo scritto più volte, alle prese negli ultimi tempi con gruppi di giovinastri, che quasi sempre arrivano da fuori, che hanno scambiato la dissolutezza simulata e sempre misurata dei màscher per licenza a darsi a qualunque genere di sballo.

Giovani anche i componenti di “Voci del Carnevale”, sodalizio che punta su prevenzione e consapevolezza per salvare l’unicità di questa tradizione. e che quest’anno ha diffuso un vademecum “del buon senso”, su dieci semplici regole comportamentali.

Lo si trova distribuito in tutti i locali pubblici di Bagolino ed in alcuni luoghi aperti al pubblico nel resto della Valle Sabbia.

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