La Croce di Gerusalemme a Nicola Bianco Speroni
di Redazione

Il riconoscimento attribuito dai Frati Francescani della Custodia di Terra Santa all’imprenditore odolese, per la sua attività filantropica


L’ha ricevuta Nicola Bianco Speroni, odolese amministratore della società Valsabbia Investimenti, è vice presidente dell’Associazione Franceschetti SFERA Onlus impegnata in progetti di cooperazione internazionale e Segretario del Rotary della Valle Sabbia.

Fu Papa Leone XIII con decreto del 2 maggio 1901 ad istituire una decorazione religiosa che benediceva e incoraggiava i pellegrini che si recavano in Terra Santa. Oltre ad essere un segno, la decorazione è un gesto che Fra Francesco Patton, Custode della Terra Santa, Guardiano del Santo Monte Sion e del Santissimo Sepolcro di NSJC e Ministro Provinciale dei Frati Minori che vivono in tutto il Medio Oriente conferisce per ringraziare chi si impegna a servizio della Terra Santa.

La Decorazione reca da un lato, nel mezzo dove le aste s’incrociano, una piccola effige di Leone XIII, con l’iscrizione Leo XIII P.M. creavit, Anno MCM (Istituita da Papa Leone XIII, anno 1900). Intorno, su ciascuna delle aste della croce più grande, sono rappresentati i misteri dell’Annunciazione di Maria Santissima, la Natività del Signore, il suo Battesimo, l’istituzione dell’Eucaristia.

Vi si legge questa espressione: L’amore di Cristo Crocifisso ci ha attirato - Christi Amor Crucifixi traxit nos. Dall’altro lato, al centro della Croce, c’è l’immagine di Cristo Risorto; intorno: Gesù che prega al Getsemani, Gesù flagellato, Coronato di spine, Crocifisso. All’estremità si legge: Signum Sacri Itineris Hierosolymitani.

La Provincia di Terra Santa dei frati francescani
fu istituita addirittura nel 1217 e visitata da San Francesco in persona; successivamente nel 1333 grazie ai Reali di Napoli i frati ottennero il possesso legale - in nome e per conto della cristianità - dei Luoghi Sacri della Galilea, della Giudea, della Siria e della Giordania tra questi, solo per citare i più importanti: la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, la Basilica della Natività a Betlemme e quella dell’Annunciazione a Nazareth.

Ancora oggi i frati francescani gestiscono in Terra Santa 24 parrocchie e 14 scuole distribuite tra Israele, Palestina, Giordania, Cipro, Libano e Siria. Queste scuole sono frequentate da circa 10.000 studenti dei quali la maggior parte non sono cattolici e neppure cristiani. Gestiscono anche 4 case per malati e orfani e 6 case per accogliere i pellegrini, 2 case di riposo, 630 immobili che accolgono famiglie in stato di necessità oltre ad una serie di altre piccole realtà di assistenza sociale e ambulatoriale. Numerose sono anche le borse di studio garantite a giovani che desiderano affrontare gli studi universitari.

Le scuole sono certamente la punta avanzata dell’impegno dei frati in Terra Santa, un impegno che guarda lontano, un investimento sul futuro per costruire la pace. Il Custode Fra Francesco ama ripetere che la pace necessita di tempi lunghi, non si costruisce in 6 mesi o in 6 anni ma quando per generazioni si lavora per creare cultura e accoglienza reciproca. Nelle scuole gestite dai frati i ragazzi cristiani quando sono tanti sono il 50%, quando sono pochi sono il 20% ma vivendo insieme cristiani e non cristiani si riducono i pregiudizi e le ostilità. Recentemente a Emmaus la popolazione ha chiesto ai frati di aprire una scuola anche se nel paese vi è una sola famiglia cristiana, oggi la scuola è già attiva e al momento non vi sono studenti cristiani.

La situazione più difficile oggi è - come ben noto - quella della Siria dove la guerra è scoppiata nel lontano 2011, sono dunque quasi 6 anni ormai di guerra ininterrotta che ha portato oltre la metà della popolazione della Siria a non vivere più là dove viveva prima della guerra. La sola città di Aleppo ha perso oltre il 50% degli abitanti e i cristiani che erano oltre 300.000 non sono oggi più di 30.000, di questi oltre 14.000 famiglie gravitano per un sostegno sulla Parrocchia dei Frati Francescani che non hanno mai lasciato Aleppo e la Siria. “C’è bisogno di assicurare i bisogni primari – conferma Fra Francesco – ma c’è bisogno soprattutto di tenere viva la speranza, se no qui non resterà più nessuno”.

La testimonianza importante dei Frati in Terra Santa
è data proprio dalla loro presenza con una identità chiara e definita che è fondamentale per dialogare e creare rapporti di rispetto e fiducia reciproca. Il Medio Oriente ci insegna - a tutti noi oggi – che per poter dialogare bisogna avere una identità, bisogna sapere chi si è e da dove si arriva, non si può pensare di creare dialogo rinunciando alla propria identità o rinnegando la propria cultura.
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