A cena con... la Forestale
di red.

Centocinquanta uccelletti sullo spiedo e altri 350 nel freezer, molti dei quali specie particolarmente protette. Così, ai danni dei proprietari di un ristorante odolese, è scattata la denuncia

 
In attesa di diventare un nucleo specializzato dell’Arma dei carabinieri, cosa che avverrà col prossimo anno, gli agenti della Forestale non danno tregua alla caccia illegale praticata sul territorio. 

Registriamo in particolare l’attività dei Comandi di Gavardo e Vobarno, particolarmente attivi in questo scorcio d’inverno.
Due i casi eclatanti: il sequestro di mezzo migliaio di uccelli protetti e particolarmente protetti rinvenuti su uno spiedo, in padella e nel freezer di un noto ristoratore odolese; il bionese denunciato ben due volte in un mese perché dal suo capanno sito in località Piano di Lo seguitava ad abbattere avifauna protetta, del tipo passere scopaiole, fringuelli e peppole.
 
L’azione all’interno della trattoria odolese è scattata il 14 dicembre, quando gli agenti della Forestale hanno rinvenuto su due spiedi, ma pare anche in padella a rosolare in abbondante burro, circa 150 uccelletti.

E’ andata male alle decine di avventori, che degli uccelletti hanno potuto gustare forse il sapore fra “momboi”, costine, pollo e patate, perché quel che era rimasto dei volatili ha… preso il volo, sotto sequestro.

E’ andata ancora peggio ai tre proprietari del locale pubblico, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria e rischiano, oltre alle sanzioni penali, la chiusura dell’esercizio commerciale per un mese, anche perché altri 350 uccelletti, già spiumati e pronti all’uso (tra cui pettirossi, frosoni, balie nere, cardellini, pispole, fringuelli, peppole), sono stati rinvenuti nel freezer di uno dei proprietari che abita proprio sopra il locale. 

La legge a questo proposito parla chiaro: è vietato a chiunque vendere, detenere per vendere, trasportare per vendere, acquistare uccelli vivi o morti, nonché loro parti o prodotti derivati facilmente riconoscibili, anche se importati dall'estero, appartenenti a tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri dell'Unione europea.

Ma l’elenco di cacciatori o presunti tali finiti nella rete di Forestali nelle ultime settimane e per reati relativi all’attività venatoria, è assai più lungo.

Il reato più comune è costituito dall’utilizzo di richiami acustici elettromagnetici, espressamente vietati dalla legge, per cui sono state denunciate 8 persone: la prima, un gavardese che il 31 ottobre era a caccia in località “Castelàs” di Calvagese, la seconda il 7 novembre in località “Pile” di Casto, dove un cacciatore di Lavenone utilizzava al capanno, oltre al phonofil, vari richiami vivi di specie protette e particolarmente protette.

Il 10 novembre, invece, in località “Baderniga” di Prevalle ed in località “Busarola” di Roè Volciano, altri tre cacciatori di Prevalle, Villanuova e Roè sono stati sorpresi a commettere tale illecito: in uno di questi casi veniva utilizzato per emettere il richiamo sonoro il telefonino, anche questo sequestrato.

A chiudere la serie due cacciatori di Lumezzane e Polpenazze, denunciati il 4 dicembre in località “Sovenigo” di Puegnago, ed un agnosinese in località “Verzei” di Agnosine, quest’ultimo il 17 dicembre.

Altro reato frequentemente commesso è la detenzione di avifauna da richiamo priva di anello identificativo, e quindi di palese cattura nell’ambiente naturale: infatti, è obbligatorio applicare tale anello agli uccelli allevati dopo pochi giorni dalla nascita, in modo che risulti inamovibile.

Per questo reato sono stati denunciati il 28 ottobre un castese che presso la sua abitazione deteneva ventidue peppole, sette fringuelli e quattro tordi, il 5 novembre un cittadino di Sarezzo che deteneva in località “Livemmo” di Pertica Alta due crocieri ed un merlo (nonché due reti da uccellagione), il 14 novembre un bionese che deteneva un crociere ed una peppola in località “Gambalunga” di Bione.

Infine, il 14 dicembre, un castese deteneva un frosone, due fringuelli, un merlo, due cesene e due tordi in località “Meme” di Bione, di cui alcuni in precarie condizioni sanitarie che gli hanno fatto incassare un’altra denuncia per aver omesso di prestare le necessarie cure a tali animali, che è stato necessario affidare al Centro di Recupero Animali Selvatici WWF Valpredina di Bergamo per la riabilitazione.
 
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