Casto, chi fa per sé ...
di Fabio Gafforini

Prosegue l’inchiesta sui Comuni di Valle Sabbia, alla volta di Casto, piccola realtà del Savallese, che però riesce a fare a meno delle aggregazioni, a differenza della maggior parte dei Comuni simili per popolazione


Diego Prandini è un Sindaco giovane, al suo primo mandato, che però ha le idee ben chiare sul futuro, e su come mantenere l’autonomia di Casto, senza però rinnegare il sistema delle aggregazioni.
 
Sindaco Prandini, iniziamo come sempre da quello che è il Bilancio del suo Comune. Cosa può permettersi oggi il comune di Casto?
 
PRANDINI: Casto gode di un ottimo bilancio e di ottime risorse, e questo è da imputare anche a chi è venuto prima di me, l’ex Sindaco Simona Freddi, e alla scelta dell’impianto fotovoltaico, che ci permette di gestire direttamente entrate cospicue che noi investiamo soprattutto nel sociale.

Riusciamo a contribuire alle rette delle Scuole Materne, il trasporto pubblico per i ragazzi è azzerato, gli studenti hanno tutti, quelli che raggiungono almeno la sufficienza, una “Borsa di Merito” e poi ovviamente le borse di studio.

Oltre a questo, abbiamo in cantiere, per il prossimo anno, qualcosa come 200mila euro di opere pubbliche: sistemazione a lotti del centro abitato di Casto, la sistemazione della strada d’accesso pedonale al santuario di Auro, che ha un certo valore artistico e culturale, poi la manutenzione classica delle strade, efficientamento energetico del comune e della scuola elementare. Con 500mila euro riusciamo a fare molto, certo, come dico sempre, con massima attenzione alla realtà. 
 
Parliamo di aggregazioni: siete un comune che si definisce “Piccolo” ma comunque fate parte di pochissime aggregazioni che sono in capo a Comunità Montana. Questo come mai?
 
PRANDINI: Sicuramente l’intento aggregativo per arrivare a maggiore efficienza e minori costi è lodevole, e tutti lo vorrebbero, però non sempre, e noi abbiamo avuto un paio di esperienze non positive dove o a pari costo ci calava la qualità del servizio o addirittura ci costava qualcosina di più.
Questo non vuol dire che poi, una volta portate a regime, non debbano portare vantaggi in entrambi i sensi.

Noi facciamo parte delle aggregazioni di Protezione Civile, di Statistica, dei Servizi Sociali.
Non facciamo parte dell’aggregazione di Polizia Locale perchè vedevamo che il servizio non era efficiente così come lo è adesso, gestendola per conto nostro.

Ben guardando i bandi di Regione Lombardia, dove si dice che un’aggregazione di Polizia Locale la si può fare con la partecipazione di 18 comuni ed un corpo di almeno 10 Vigili, la prima parte di questa direttiva in Valle Sabbia non è rispettata.
Certo è, e ne sono convinto, che un corpo di Polizia Locale che va da Gavardo a Bagolino sarebbe utile per il controllo di tutto il territorio.
 
Facciamo questa analisi: Casto, territorialmente, è formato da molte frazione, discontinee tra esse, che lo portano a sembrare quasi una “micro unione” non di comuni, bensì di frazioni.
Come è quindi gestire questa realtà, con tutti i particolarismi e le diverse identità che la compongono?
 
PRANDINI: Parlo appunto per esperienza e partire con l’esempio dei lavori pubblici: quando noi facciamo la pianificazione degli interventi ci mettiamo davanti alla realtà di tutte le frazioni.
Comero ancora oggi mantiene in loco una Scuola dell’Infanzia, di proprietà Pubblica ma gestita da un ente morale. Ma anche una sua Scuola Elementare.

I numeri sono sempre più esigui, noi però siamo già pronti ad accogliere nella scuola a Casto anche i bambini che sono in quella più piccola di Comero, e siamo pronti anche logisticamente parlando per accogliere un numero maggiore di ragazzi.
La gestione di tutto deve essere funzionale ed economicamente sostenibile.

Però tante realtà separate prevedono che si debba tenerle tutte sott’occhio senza tralasciarne nessuna.
Abbiamo sul territorio 4 cimiteri: dobbiamo pianificare interventi ugualmente per tutti, tenendo d’occhio le statistiche sulle diverse frazioni, sui singoli indici demografici.
 
Aggregazione dei rifiuti: a questa anche Casto ha aderito. Come vede quindi questa scelta di Comunità Montana? Casto cosa ha deciso di proporre ai cittadini?
 
PRANDINI: Ci siamo recentemente trovati in Comunità Montana e si parlava di una gestione “In House” della raccolta rifiuti.
Non vogliamo arrivare a fare concorrenza ad A2A, sia chiaro, anche perchè si sono aggregati anche comuni che non fanno propriamente parte della nostra Comunità Montana. Noi aspiriamo soprattutto a una gestione ottimale per noi e a un servizio sostenibile, poi gli altri valuteremo caso per caso se farli entrare o meno.
Non possiamo pensare di andare a pestare i piedi a dei giganti del settore.

Interessante che la questione si tratti in aggregazione, anche perchè quello della raccolta e della differenziazione dei rifiuti è un settore economicamente in crescita e i vantaggi futuri potrebbero essere tangibili per tutti.
Ci siamo mossi per tempo e dobbiamo avere la certezza che il metodo funzioni, perchè non possiamo permetterci di sbagliare: con chi collabora con me, il mio Assessore all’ecologia, il mio gruppo consiliare, abbiamo fatto tutte le valutazioni del caso, scegliendo il metodo di raccolta porta a porta misto.

Siamo a cavallo del 45% di differenziata, ben lontani dai parametri che la Comunità Europea impone.
Oggi risparmi non sono preventivati, nel futuro vedremo, anche perchè la tassazione puntuale non è un’utopia: certo, oggi di mezzo ci sono dei gap di livello economico e tecnico, e questo lo dico vista anche  la mia esperienza di ingegnere elettronico.
Però sono sicuro che un giorno la strada migliore per la gestione dei rifiuti sarà questa.

Recentemente, alla fiera Ecomondo a Rimini, ho visto soluzioni che non sono il futuro, bensì sono il presente: meccanismi che anche in Nord Europa sono ormai rodati, dove chi differenzia viene “premiato”, dove gli viene riconosciuta una diminuzione delle tasse in base a quanto si impegna.
Questa è la strada e diciamocelo chiaro, essendo tutti valsabbini, “La zent la và tocaa söl portafòi”.
 
Come vede il modello Valle Sabbia per le piccole realtà? Qual’è secondo lei l’utilità, pur non avendone bisogno oggi, del sistema delle aggregazioni?
 
PRANDINI: Ricordo il giornalista Gian Antonio Stella che già 10 anni fa parlava della nostra Comunità Montana come un esempio virtuoso contro gli sprechi della maggior parte degli enti similari.
Nel nostro caso, anche se le persone cambiano nelle amministrazioni comunali, tutti si sono riconosciuti nella Comunità Montana come ente che eroga servizi, a mo’ di Municipalizzata di Valle, in senso anche più amministrativo, non solo per i pubblici servizi.

Secondo me la strada che stiamo seguendo funziona, anche se ci sono delle cose ovviamente da aggiustare, ma la struttura che abbiamo è funzionale per molti motivi: primo, perchè molti battono sull’identità del comune visto come il primo mattoncino della civilizzazione che ha portato alla forma dello Stato Centrale in Italia; secondo perchè abbiamo l'esempio di alcune fusioni avvenute nel vicino Trentino, dove poi sono subentrate problematiche carattere campanilistico che hanno inficiato la cosa.

L’amministratore la vede in un’ottica di miglioramento, di efficientamento dei servizi, ma non è avvertita così da tutti.
Penso alla vostra inchiesta, penso alla Conca d’Oro, dove l’unione appare più che naturale. La mia opinione è che, per quei comuni che hanno un’omogeneità territoriale, ben vengano le unioni, non sono assolutamente contrario. 
 
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