Interpellanza cava, ecco la risposta
Il vicesindaco gavardese Sergio Bertoloni ci ha inviato il testo della risposta data in Consiglio comunale alla interpellanza sulla cava del Tesio. Pubblichiamo integralmente

 
Colgo l’occasione per contribuire ad un’ulteriore chiarezza dopo avere pubblicato già sul “Gattopardo” un articolo nel quale si evidenziavano, anche in materia dettagliata, i contorni della situazione.
In questa risposta, all’interpellanza, cercherò di approfondire la questione anche da un  punto di vista tecnico e normativo.

La cava del monte Tesio, già attiva negli anni novanta, è inserita nel Piano Cave datato 21/12/2000, in seguito, dopo poco tempo, viene predisposta una rettifica del piano, con l’introduzione di nuovi quantitativi scavabili, sono trascorsi 3 anni e ciò avviene da parte della Giunta Provinciale, in data 9 dicembre 2003 con durata ventennale.

Per l’occasione nel Comune di Gavardo è sindaco il signor Gaetano Mora
e delegato del settore è il signor Giuseppe Cenedella.
Quest’ultimo dato deve essere però considerato del tutto ininfluente e viene da me citato per una questione meramente storica e per meglio e più concretamente inquadrare il problema, dato che il Piano Cave è un atto sovracomunale.

Ciò significa che qualsiasi opposizione da parte dell’Ente locale sarebbe superato da Provincia ed ora più propriamente da Regione, a cui spetta la decisione definitiva.
Mi sembra utile piuttosto sottolineare che ciò che avveniva allora è la stessa e medesima cosa di ciò che avviene ora …

Del resto è facile comprendere come nessuno nel proprio territorio vorrebbe, discariche, centrali ed appunto cave…
Si tratta perciò di tenere in equilibrio la questione e contemperare, per quanto possibile, le esigenze del territorio ed i diritti delle imprese di estrarre i minerali : pietre ornamentali, sabbia, pietrisco, ghiaia,  minerali con cui si produce cemento eccetera…
Va da sé che ci piacerebbe tanto lo facessero altrove, ma poi se dobbiamo costruire casa e ci serve il cemento o il marmo per i pavimenti lo dobbiamo chiedere alle aziende del settore. O dovremmo sfruttare paesi in via di sviluppo o territori senza regole, per allontanare da noi ogni tipo di problema ?

Ma torniamo a noi. Storicamente nel comune di Gavardo, loc. Costa Strubiana (leggi Tesio) si è scavata una Breccia Oniciata con pietrisco, derivato come residuo di lavorazione.
L’attività di coltivazione della cava è stata gestita da diverse ditte, oggi solo da Fassa ed ha avuto varie autorizzazioni, regolarmente rilasciate dalla Provincia di Brescia, sempre in scrupoloso riferimento alle indicazioni del piano cave.

Così va rimarcato che nel procedimento delle nuove concessioni tutti gli enti territoriali, le associazioni, i privati, possono inviare osservazioni, all’epoca e cioè dopo la data del 9 dicembre 2003, nessuno presentò osservazioni a quel piano cave e dagli atti risulta che solo il Comune di Nuvolera fece osservazione negativa, beninteso per quanto riguardava il proprio territorio comunale.
Con questo non voglio dire che se il Sindaco di allora o l’Assessore del tempo si fossero opposti, sarebbe cambiato qualcosa, ma tant’è…

Ricordiamo il principio basilare a cui dobbiamo attenerci e cioè che la decisione non ci spetta ed è sovracomunale
.
Mi viene da immaginare, salvo chiederlo ai protagonisti dell’operazione che è forse per la chiarezza delle disposizioni che gli amministratori di quel tempo non mossero un dito…

In questi ultimi anni
ci siamo trovati a gestire una situazione intermedia, dove un piano cave ventennale già approvato nel 2003 aveva esaurito la sua cubatura assegnata ed era necessaria una nuova autorizzazione, ripeto non vincolante per il privato, secondo la Legge Regionale 14/98.
Avevamo però la possibilità come Amministrazione Comunale, di stipulare con la ditta proponente delle mitigazioni ambientali per limitare, quanto possibile criticità legate all’attività estrattiva.

Nel caso della cava in località Strubiana
, è stata da sempre evidenziata la viabilità, come problema meritevole di attenzione, ed è per questo che abbiamo dedicato oltre un anno per verificare se vi fosse stata la possibilità di creare un percorso alternativo a via degli Alpini.
Quindi fu affidato ad uno studio del settore, la ditta Planiter, l’ipotesi di un percorso diverso.
La somma di 2.500.000 euro, in effetti troppo ingente e non realizzabile anche per l’impatto ambientale ad esempio approvazione da parte della Comunità Montana e quindi della Provincia per il  vincolo idrogeologico e trasformazione del bosco, poi sarebbe stato necessario il parere della Sovrintendenza, un nostro PGT e le Valutazioni Ambientali Strategiche.

Quindi in ultima analisi restava solo il percorso di via degli Alpini, abbiamo insistito per un limite giornaliero dei transiti, per l’istallazione di barriere pedonali ed il miglioramento dell’illuminazione di un tratto di strada.
A questo punto è logico chiederci quale sarebbe stato l’esito se il Comune si fosse opposto comunque e non si fosse presentato ad alcuna trattativa per significare il suo diniego.

Esiste una varia letteratura in proposito e la legge è assai chiara, il Comune avrebbe perso tutte le possibilità di ottenere compensazioni legate alla convenzione condivisa e la ditta Fassa non avrebbe sostenuto oneri ulteriori previsti per l’escavazione, ai sensi della L.R. 14/98 già richiamata.
In sintesi il privato avrebbe avuto il solo obbligo di versare la somma al mq del materiale scavato ed il riassetto dell’area come recupero ambientale alla fine dell’estrazione.

Il quadro della situazione credo avrebbe portato qualsiasi amministratore a “miti consigli”…
La pressione della provincia, dopo anni di tergiversare si faceva sempre più stringente, tanto che era imminente una decisione d’ufficio con l’esito ed il contenuto già specificato.

La convenzione stipulata con la Fassa contiene regole chiare, non permetteremo che vengano disattese: numero camion, pulizia delle strade, calendario dei giorni di estrazione saranno fatti valere scrupolosamente.
Va da sé che il 2023 scade il piano cave, il privato ci ha già confermato che comunque stenta a trovare, per ora, cavatori interessati; inoltre c’è bisogno di tempo per riorganizzare quella cava e per l’appunto il tempo passa.
Anzi promette un margine di trattativa per diminuire i volumi, sempre non prima del 2023, toglierli cioè dal Tesio e portarli al Budellone, tanto da ridurre significativamente l’estrazione in quel luogo.

Tutto sommato nel corso della trattativa la Bortolo Fassa, si è dimostrata Azienda di buonsenso è stata una lunghissima trattativa, dove le parti hanno messo sul tavolo le proprie valutazioni ed i propri interessi.
Chi ha approfondito la materia sa però quali sono i limiti della nostra azione amministrativa, in questo caso sono molti.

Spero vivamente che il disagio sia assai minore di quello paventato da alcuni cittadini e dai comitati ambientalisti.
Ripeto l’Amministrazione sarà comunque ancora e sempre presente perché tutto avvenga secondo la convenzione.
 
Vicesindaco Assessore Alle Cave del Territorio di Gavardo
 Sergio Bertoloni
 
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