Mura senza sindaco
di Ubaldo Vallini

Quindici giorni fa Umberto Corsini, sindaco di Mura, aveva lasciato intendere che ci sarebbe potuto essere un ripensamento sulla decisione di lasciare. Invece no. Il Comune è stato così commissariato


Umberto Corsini aveva 20 giorni di tempo per ritirare le dimissioni.
A pochi giorni dal termine imposto dalla normativa ci aveva detto che stava ancora valutando pro e contro, lasciando intendere un possibile ripensamento. Invece no.

Da poco più di una settimana, quindi, il Comune di Mura, nel Savallese, in Valle Sabbia, non ha più un sindaco.
L’incombenza è stata assunta previo commissariamento dal viceprefetto vicario dottor Salvatore Pasquariello, che avrebbe già preso contatto con gli uffici comunali e anche con l’ormai ex sindaco per il passaggio delle consegne.

Obiettivo: ordinaria amministrazione, fino a maggio del prossimo anno, quando una nuova tornata amministrativa permetterà il ritorno anticipato alle urne.
Il mandato di Umberto Corsini, infatti, avrebbe dovuto scadere a primavera del 2019.

Insomma: il sindaco ha “mollato” a metà mandato.

Per ora una ufficiale quanto scarna lettera di dimissioni che parla semplicemente di motivi “personali e di salute”.
Un fulmine a ciel sereno, per la piccola comunità murense nella quale, divisi in un nugolo di frazioni e frazioncine, abitano circa 800 anime.
Anche perché il sindaco Umberto era di quelli onnipresenti.

Sempre in giunta fin dal 1995: i primi anni come assessore, gli ultimi nel ruolo di sindaco per tre tornate e vicesindaco per una.
Non solo: Corsini era di quegli amministratori sempre presenti, pronto anche a fare le veci del messo comunale se occorreva. In paese da lui si aspettano ancora delle spiegazioni.
Le aveva promesse anche a noi, da scrivere nero su bianco, un paio di settimane fa, quando eravamo riusciti a sentirlo al telefono e quando la sua debacle era ancora in forse.

«Non è stata una cosa improvvisa, certo non ho fatto tanta pubblicità, ma ci stavo pensando da almeno un anno - ci disse -. Lo sanno tutti quanto mi sono impegnato per il paese. Beh, l’ho fatto a scapito degli affetti familiari, del lavoro e della mia salute.
Ho 67 anni, ho fatto un po’ di conti con la mia coscienza ed ho capito che non ne vale più la pena».

Ma perché proprio adesso
, davvero non era possibile arrivare a fine mandato, magari facendosi aiutare dagli altri appartenenti alla stessa compagine amministrativa? «Questo è il momento buono – ci aveva risposto -, perché i progetti avviati e per i quali mi ero speso in prima persona sono conclusi. Andandomene ora sono certo di non creare problemi a chi mi dovrà sostituire». 

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