Trump e la vera antipolitica
di Leretico

Impresentabile e forse proprio per questo supervotato dagli americani. E in Europa? Leretico prova a comparare le due realtà e ne vien fuori un quadro a dir poco inquietante

 
Il ciclone Trump è arrivato e le previsioni del tempo hanno clamorosamente sbagliato.
È incredibile come decine di giornali americani, intesi come i migliori conoscitori della propria terra e della propria cultura, abbiano errato in modo così marchiano su quanto si stava preparando: una schiacciante vittoria di "The Donald" nei confronti di Hilary.
Pioggia e dolori sui democratici, sorrisi ironici e mea culpa tra i repubblicani.

La incredibilità non è nella vittoria del miliardario ma nell'abbaglio preso dai media.
Tutti tesi a raccontare l'impresentabilità di Trump, il suo sessismo, il suo razzismo, il suo equivoco rapporto con la Russia di Putin, il suo imprevedibile e inconciliabile programma dei prossimi quattro anni di "impero", soprattutto in politica estera.

Trump ha vinto e tutto è cambiato. Hilary ha perso e tutto è cambiato.
Gli americani hanno scelto l'antipatico, il ricchissimo immobiliarista, l'amante delle bionde statuarie, preferibilmente russofone, e delle supercar che non guida, e forse non sa guidare.
Lo hanno scelto con convinzione nel momento in cui l'establishment repubblicano si è unito all'establishment democratico nella critica al Tycoon. Impresentabile dicevano, inguardabile, immorale, eppure alla fine vincente.

La sua vittoria ha creato un certo imbarazzo in molti paesi europei i cui governi si erano presuntuosamente esposti, compresa l'Italia renziana, provincia dell'impero come la Palestina ai tempi di Tiberio e Ponzio Pilato.
Ormai si dava per scontata la vittoria della Clinton, Renzi sognava l'appoggio definitivo al "sì" al referendum costituzionale: ha dovuto incassare invece una piccola sconfitta, forse prefigurante una sconfitta più grande il prossimo 4 dicembre.

L'antipolitica italiana ha esultato, la politica italiana ha nascosto il viso dietro il lenzuolo con cui ha creduto di potersi difendere dalle sferzate di vento freddo che arrivavano direttamente dalle steppe siberiane. E si sa che quando l'aria fredda arriva dall'est come minimo nevica.

L'elezione di Trump sembra prefigurare un nuovo ruolo di Putin nello scacchiere mediorientale e quindi europeo.
L'Europa forse continuerà ad indugiare, aspetterà un'altra volta che gli interessi continentali siano tutelati dall'imperatore americano di turno, prima di fare la prima mossa.
Nel frattempo in Germania e in Francia è cominciata la campagna elettorale per le politiche e in Italia, se prevarrà il "no" al prossimo referendum, succederà altrettanto.

Non è uno scenario simpatico quello che traspare dalla nuova situazione in Occidente.
Sulle nazioni fondatrici dell'Unione Europea incombe lo spostamento verso l'antipolitica e verso la destra più radicale.
Anni di crisi economica e di immigrazione incontrollata spingono i ceti medi alla risposta più estrema.

La frustrazione e l'insicurezza provocano fatali semplificazioni e inevitabili rese dei conti in cui la vittima designata sarà la libertà, barattata con la sicurezza, mentre il vincente cercherà di affibbiare la responsabilità di tutto il male del mondo al perdente.
Niente di nuovo in questo senso, ma tutto in un clima molto più teso, fatto di manovre militari nei paesi baltici e di missili puntati verso est, in vero stile guerra-fredda.

Anche in Italia, confine geografico incontrollabile e incontrollato, si profila l'orizzonte sulfureo dell'antipolitica.
Angelo Panebianco, in un ottimo articolo sul Corriere (La cattiva coscienza della nostra politica - 31 ottobre 2016) ha saputo ben descrivere la differenza tra antipolitica "vera", contrapposta a quella "falsa": la prima chiede allo Stato di non immischiarsi nella vita economica della nazione, la seconda ne chiede l'intervento e una maggiore ingerenza.

L'antipolitica italiana è di questo secondo tipo: falsa e "statalista", condita di "reddito di cittadinanza" che dovrebbe insensatamente incastrarsi con la "decrescita felice"; quella che spaccia la magnifica idea "e progressiva" dei parlamentari segnaposto, acre negazione di qualsiasi rappresentanza democratica, integrandola con il movimentismo dell'"uomo qualunque" capace di guidare una nazione meglio di qualsiasi politico.

Quella che crede che il candore politico sia la qualità giusta per la santità populista e risponde alla iper-complessità del mondo con la tecnica della democrazia diretta via web, il nuovo "leviatano" che ci vuole inutilmente persuadere che, in un regime di tal fatta, i detentori, padrini e padroni dello strumento tecnico di trasmissione del dato "democratico", non sarebbero mai i veri, nuovi e incontrastati colonnelli del potere.

Se avessero letto Sant'Agostino avrebbero capito quanto la santità sia legata alla malvagità e quanto si debba conoscere la seconda per scegliere consapevolmente la prima.
L'onestà senza conoscenza piena degli strumenti di funzionamento della democrazia è una parola vuota buona per i buonisti, stucchevoli ma sempre troppo presenti in ogni farsa che si rispetti.

Ma questi sono discorsi troppo difficili per l'attività di segnaposto a cui sono destinati i rappresentanti dell'antipolitica italiana.
A loro basta qualche immagine ben costruita, la novella "via crucis" per gli analfabeti 2.0, quelli che non hanno più voglia di leggere e si lasciano guidare dall'immediatezza di una immagine miracolistica, e traumatica al contempo, per sentirsi parte di un movimento che vuole salvare il mondo.
Suggerirei a codesti invasati del web che, nonostante internet sia un mezzo moderno, sono arrivati circa cinquant'anni in ritardo: vorrei renderli consapevoli che quei tempi ormai sono definitivamente andati, ma sarebbe fiato sprecato.

E sono così anacronistici gli antipolitichini-grillini che stanno dando luogo, inconsapevoli liquidi figli della dea onestà, a una situazione pre-referendaria così paradossale che nessuna spiegazione credibile potrà mai essere opposta a cotanta contraddizione: il M5S si trova alleato della Lega di Salvini e di FI di Berlusconi e Brunetta.
Tutti sognano uniti la caduta di Renzi e a nessuno interessa come: basta che si tolga dalle scatole.

Anche a noi non interessa se Renzi resterà o se ne andrà, ma del merito del referendum costituzionale ci importa eccome.
Non sappiamo come finirà, ma una cosa è certa: l'Italia dopo il referendum non sarà più la stessa e pochi avranno capito profondamente perché.

Trump ha sfidato l'establishment, il mondo della borsa, quello delle banche (forse) che hanno messo in difficoltà l'intera classe media americana ed è probabile che si toglierà molti sassolini dalle scarpe.
In Italia l'antipolitica promette l'apriscatole per il Parlamento, la rivelazione dei segreti di Stato, la fine della corruzione, la lotta ai giornalisti di regime.

Nessuno gli ha fatto sapere che anche le Brigate Rosse dicevano le stesse cose negli anni Settanta e sparavano su politici e giornalisti?
Per fortuna quel periodo è passato, ma certe idee sono rimaste e sono ancora pericolose sé lasciate a pascolare nei campi avvelenati della falsa antipolitica, perché purtroppo fanno tragicamente parte di quella retorica intransigente che storicamente finisce sempre in violenza.
 
Leretico
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