Il diavolo (seconda parte)
di Tatiana Mora

Un'altra leggenda che, allo stesso modo di quella letta nello scorso post, presenta il diavolo come tentatore, è ambientata in una località di Pertica, a Plerio...


Si dice che, un giorno, un mulattiere incontrò il diavolo che gli propose di seguirlo in città per diventare ricco.
Fu allora che il mulattiere, ingolosito dalla proposta, accettò per poi farsi il segno della croce prima di partire; a quel gesto, il diavolo rispose con un urlo e la fuga.

A Bione, la figura del demonio la troviamo nella leggenda di San Bernardo; si racconta che questo fosse un sacerdote di bell'aspetto al quale il diavolo si presentava sotto forma di donne bellissime; fuori di sé per la disperazione, il parroco arrivò su un monte che prese il suo nome e pregò la Madonna che, apparendo davanti ai suoi occhi, lo esorcizzò.

Spesso, per far smettere i bambini di piangere o di essere capricciosi, le nonne valligiane dicono: «Smettila altrimenti viene l'uomo nero e ti porta via!»; sicuramente non è il modo migliore di agire ma è significativo questo comportamento perché dimostra quanto la figura del demonio fosse scolpita nella testa delle persone.

Collegata a questa breve riflessione, esiste una leggenda che parla di una mamma che, rivolta al bambino che piangeva incessantemente, disse: «Se non smetti di piangere, chiamo l'uomo nero!»; tenendolo sospeso fuori dalla finestra, se lo sentì togliere dalle mani.
Si dice che fu il diavolo a farlo e non glielo restituì più.
 
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