«Unione sì, amministrativa però, non politica»
di Fabio Gafforini

Continua la nostra inchiesta e, sentito Stefano Gaburri, sindaco di Preseglie, chiudiamo il capitolo Conca d’Oro 

 
Interessante l'indicazione che arriva da Preseglie: anche, Gaburri, come Bontempi e Cassetti, è favorevole all’unione dei quattro comuni, unico scettico Zanotti.
A questo punto sarebbe davvero interessante capire come la pensa la popolazione del futuro possibile comune.
 
Sindaco, iniziamo da quello che è il bilancio di Preseglie. Quale è il quadro generale?
GABURRI: Il nostro è un bilancio sano, come quello di tutti i comuni della Valle Sabbia.
Quello che dobbiamo affrontare sono le imposizioni del governo centrale: per esempio, nel mio comune è andato in pensione un operatore ecologico, e ad oggi non so ancora come devo fare per far fronte a questa mancanza.
Non vengono fornite risposte e soluzioni a quelle che sono le criticità.

Ho iniziato a fare il sindaco nel 2004, devo dire che adesso siamo proprio nel periodo delle vacche magre.
Qualche entrata c’é, il problema è non poter gestire completamente le proprie risorse: parlo dell’imu e di tutte quelle imposte che vengono normate dallo stato, non sulla base degli effettivi bisogni dei singoli comuni.
 
In questa situazione di stallo normativo, come possono essere utili le aggregazioni?
GABURRI: da come l’ho capita io, il governo dice “unitevi: se non vi unite, aggregatevi”. Mussolini aveva lui stesso nel ventennio dato ordini del genere: Sabbio si era unito a Barghe.
Ma oggi bisogna dar la possibilità di unirsi con chi si vuole.

L’utilità  delle aggregazioni la vedo sotto due profili: il primo, quello del risparmio, il secondo, dell’ottimizzazione e miglioramento dei servizi, non essendo più il servizio gestito da un tecnico del comune ma da un ufficio sovracomunale.
Lo sforzo lo abbiamo fatto: secondo me, nei diversi comuni, le procedure da seguire devono essere le stesse e le risposte che vengono date ai cittadini anche.
La Comunità ha fatto anche un sacrificio economico, dando fondi ai comuni per permettere le unioni, anche se il governo centrale aveva ormai fatto la legge.
 
A questo punto però potremmo dire che le aggregazioni sono state una imposizione dall’alto,e non una soluzione volontaria.
GABURRI: vero. Però adesso che le abbiamo realizzate, e siamo ancora in una fase di studio, ma dobbiamo muoverci verso l’idea di un comune unico, delle unioni, andando a realizzare le aggregazioni in quei Comuni, su quei territori che sono simili.
Magari con un comune capofila e Comunità Montana come culla di diverse esperienze.
Arriveremmo a lavorare su un’economia di scala. 

Preseglie nel modello Vallesabbia si trova molto bene, abbiamo aderito a quasi tutte le aggregazioni, ed oggi che anche i nostri dipendenti sono entrati nell’ottica comune, il lavoro fatto per arrivare a questo punto è ancora più apprezzato.
Oggi, i sindaci in Comunità Montana, a differenza di anni addietro, lavorano davvero per il bene comune.
 
Da ultima, l’aggregazione sui rifiuti. Quale la vera utilità?
Le aggregazioni effettivamente ti obbligano a stare più unito, a pensare nella stessa direzione. Col discorso sui rifiuti lo stiamo vedendo.
Noi abbiamo scelto il porta a porta puro, altri il misto.
Adesso sarà Comunità Montana, unita, a decidere a chi confluire i rifiuti, o meglio, a gestire i rifiuti di tutti i comuni. Adesso non ci saranno più scuse sui costi, sui risparmi, sulle spese.

A Preseglie differenziamo intorno al 38%, una percentuale irrisoria.
Per raggiungere i livelli europei abbiamo scelto di partire col porta a porta puro. Inizialmente per il cittadino sarà difficile capire i vantaggi di questo nuovo metodo, capire che anche un risparmio di 10 centesimi sarà comunque un risparmio.
Ma bisogna lavorare per migliorare sempre più, ed arrivare ad una tassazione puntuale: pago in base a quello che conferisco, vengo premiato in base a ciò che differenzio.
Ma qui torniamo allo stesso discorso: sono imposizioni del governo centrale.
 
Tralasciando il discorso aggregazioni, arriviamo a parlare di Unioni.
GABURRI: È dal 2004 che spingo in quella direzione, nella direzioni unire i quattro comuni della Conca d’Oro.
A questo punto mi sorgono sue problematiche: la prima, che i bisogni dei cittadini dei comuni con meno abitanti siano poi soddisfatti esattamente alla pari di quelli dei comuni con più abitanti, la seconda, che, diventando un comune più grande, le ingerenze della politica possano iniziare a farsi sentire.
Questo perché io non mi reputo un politico, ma puramente un amministratore. 
 
In chiusura, i tempi per l’unione della Conca d’Oro, secondo lei, sono maturi?
GABURRI: Premessa: L’errore negli anni, è stato il martirizzare il territorio con quattro zone industriali indipendenti quando negli anni ottanta sono state riorganizzate.
Lì bisognava unirsi, prendere decisioni comuni, e fare un’unica zona industriale, che poteva essere la in Mondarone, dove oggi abbiamo l’isola ecologica.

Oggi, come dicevo nel 2004, non posso che essere d’accordo: il campanilismo è superato, ma l’identità dei singoli comuni comunque va mantenuta. Non bisogna unire per cancellare, ma unire le istituzioni per migliorare i servizi ai cittadini.
Ogni comune odierno dovrebbe mantenere sul territorio uno sportello quotidiano per dare le prime e più importanti risposte alle varie esigenze, poi dovrebbe esserci un’autorità che gestisca tutta la macchina amministrativa, che sarebbe quella del sindaco, e perché no, un Call-Center attivo 24 ore su 24 per risolvere quelli che sono i problemi sul territorio, dalla buca da tappare alla perdita d’acqua.

Come dicevo prima, le mie paure sono due: che non si cancellino le identità, e che la politica ne rimanga fuori.
Bisogna collegare un programma a un nome e a un volto, non al simbolo di un partito.
L’importante che scegliamo noi e non che arriviamo al punto che il governo ci imponga le unioni: anche lì cadremmo vittime dei risvolti politici.

 
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