Il diavolo
di Tatiana Mora

Dopo l'excursus sui racconti valsabbini con protagoniste le streghe, ecco quelli che vedono l'apparizione del demonio incarnato sotto varie forme



Un'altra figura maschile, temuta da tutti, era quella del diavolo; legato al senso di peccato e visto come incarnazione del male e della tentazione dalla Chiesa cattolica, il diavolo ha sempre avuto molta presa nell'immaginario collettivo. Pare anche che la popolazione valligiana iniziasse a credere in Dio solo quando veniva assalita da una paura terribile del demonio che li costringeva ad andare sempre a messa. Infatti, rappresentato in svariati modi, sottoforma di una angelo bellissimo o di una creatura dotata di corna e forcone ardente o come il mitico uomo nero, il diavolo è sempre stato fonte di paura per grandi e piccini.

Presso il Passo del Termine, che collega la Valsabbia alla Valtrompia, si racconta che, ogni notte, passasse il diavolo e riempisse di denaro chi non riferiva in giro di averlo visto; un giorno accadde che due amici mandriani, desiderosi di arricchirsi con tanta facilità, passassero di lì; invocato il diavolo, il cielo si oscurò e una nebbia fittissima impedì per un po' agli uomini di vedere ciò che stava accadendo davanti ai loro occhi. Passarono sulla strada galline, pecore, leoni, balene, serpenti, volatili e altri animali che, a poco a poco, presero le sembianze di esseri mostruosi e terrificanti; i mandriani, facendosi forza a vicenda, sopportarono con paura ma, ad un tratto, alla vista di una lepre, uno dei due, appassionato di caccia, gridò: «Che bella lepre!» sciogliendo per sempre l'incantesimo.
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