Quanto mi date?
di Roberto Trevisani

Una domanda di altri tempi nell’era dei tassi sotto zero. Come investiamo i nostri risparmi?

 
Il ‘quanto mi date?’ veniva spesso utilizzato nelle trattative correntista-banca e frequentemente era seguito da ‘altrimenti porto via tutto’ (pensatele pronunciate in dialetto bresciano).

Pronti via iniziava il gioco delle parti dove il cliente cercava di ottenere il massimo rendimento possibile mentre la banca cercava di offrire il minimo indispensabile per non perdere il cliente, come in qualsiasi trattativa commerciale che si rispetti.
La lotta dei tassi tra gli istituti bancari ne decretava i migliori o meglio, i piu’ ambiti.
 
Oggi, anno 2016, potrei immaginarmi scene come questa:
Cliente: che tasso mi date sul conto corrente?
Banca: purtroppo sul conto il tasso è zero
Cliente: allora li investo. Che obbligazioni avete?
Banca: la nuova obbligazione vincolata a tre anni rende il….0,40%
Cliente: ah! Allora faccio un bot come faceva mio papà. Ha sempre guadagnato tanti soldi.
Banca: il bot annuale rende -0,20%. Fra un anno lo stato rimborserebbe meno di quanto investito
Cliente sconcertato: visto che non mi servono potrei fare un Btp decennale!
Banca: quello rende l’1,30%.
Cliente: ah! Se volessi rischiare il meno possibile?
Banca: ci sono i titoli di stato tedeschi. Con scadenza dieci anni perde lo 0,10% annuo. 
 
Capisco che oggi venga voglia di tenere il denaro sotto il materasso (attenzione ai ladri), negli stipiti delle porte e nelle cantine (attenzione alla muffa e ai topi) ma credo sia meglio chiudere la pagina dei tassi oltre il 10% degli anni ‘80 e cominciare a pensare a gestire i propri risparmi in maniera differente. 
In un mondo in cui i migliori mutui per acquistare casa costano meno dell’1% e’ difficile pensare di poter ottenere dalla banca tassi interessanti. Addirittura oggi interessi creditori elevati potrebbero essere legati ad una situazione di difficoltà degli istituti che li offrono.
 
Soluzioni a bassissimo rischio non offrono rendimenti interessanti e devono essere viste principalmente come forme di protezione, ma non tutto è perduto.
Investimenti che possano offrire soddisfazione si possono trovare accettando maggiori oscillazioni del prezzo; bisogna valutarli bene, capire se corrispondono al proprio profilo di rischio e se sono utili a soddisfare i propri obiettivi. 

Diventa essenziale per tutti (ma proprio tutti) creare una propria ‘pianificazione finanziaria’.
Un percorso che porterà a capire perché stiamo investendo, a cosa vogliamo destinare i nostri risparmi e quando ne potremo aver bisogno.

Per quella fetta di denaro destinata ad obiettivi lontani accollarsi un po’ di rischio potrebbe essere una soluzione da valutare.
Il rischio deve essere chiaro, controllato, gestito con strumenti efficienti e non deve avvicinarsi minimamente all’idea di una scommessa.
 
Prossimamente entreremo un po' più nei dettagli.

Roberto Trevisani

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Abbiamo chiesto a Roberto Trevisani di aiutarci ad affrontare i piccoli e grandi problemi che le famiglie o le aziende possono incontrare ogni giorno in campo finanziario ed economico.
Lo potete leggere, ma anche chiamare o gli potete scrivere, ha promesso che vi risponderà.
 
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