Cantando s'impara
di Marisa Viviani

I più esperti e informati già conoscevano, ma per il pubblico che per la prima volta ha assistito al 1° Festival dei Canti di Osteria che si è svolto nei giorni scorsi a Bagolino, la presentazione che ne hanno fatto Gli Zanni è stata una vera e propria lezione sul canto popolare


Non per nulla infatti questo gruppo bergamasco è costituito nell'Associazione Culturale Gli Zanni di Ranica (BG), che da oltre 40 anni ricerca e studia le varie espressioni della cultura popolare, traducendole in forma teatrale. Lavoro iniziato come raccolta di testimonianze orali tra contadini e operai, alcuni nati anche a fine '800, e portatori quindi di una cultura antica e partecipi di fatti storici rilevanti, come la trasformazione industriale, l'emigrazione, la Grande Guerra, il Ventennio Fascista, la Seconda Guerra Mondiale, e memoria storica di vicende tramandate in famiglia ancor più lontane nel tempo.

Tale ricerca ha consentito quindi di individuare le varie forme della cultura popolare, di cui il dialetto è l'espressione che tutte le rappresenta e le unifica; così il cibo e la cucina, i lavori agricoli e l'artigianato, le storie e le leggende, i detti e i proverbi, e naturalmente la musica, il canto e i balli.

Era quasi matematico allora che tra Gli Zanni e la terra di Bagolino, tanto ricca di tradizioni, si instaurasse una conoscenza, e un rapporto di amicizia che dura dal 1976, come ha ricordato Nerio Richiedei, che da sempre tiene i collegamenti tra queste due realtà, bergamasca e bresciana.

Il tema del festival era il canto d'osteria, pertanto la breve introduzione che ne è stata fatta ha toccato a mo' di esemplificazione i vari argomenti che si ritrovano nel canto popolare.

Le ninne nanne e le filastrocche, i cui testi avevano anche funzione propedeutica alla vita e all'apprendimento dei saperi più elementari, come contare e imparare parole, esercitando la memoria per la conoscenza orale, essendo la popolazione per lo più analfabeta; i canti su tema religioso, innumerevoli; i canti del lavoro (agricoli, di risaia, di fienagione, di miniera, di filanda, di artigianato); e poi i canti alpini e di guerra, in forme diverse tutti contro la guerra; le ballate di narrazione di storie varie; i canti di osteria, riservati ad un pubblico adulto ed essenzialmente maschile, per non offendere o dare scandalo alle donne e soprattutto ai bambini con testi troppo liberi ed espliciti.

I luoghi dove si cantava erano la stalla in inverno, dove la sera si riunivano le famiglie per dire il rosario, eseguire lavori di maglia e cucito, costruire piccoli attrezzi in legno, raccontare storie e cantare, godendo del tepore creato dal bestiame, essendo le case prive di riscaldamento; l'aia, il vigneto, i campi durante i lavori agricoli; le feste e le sagre, i matrimoni e le feste famigliari, i posti di lavoro, come la risaia e la filanda praticati essenzialmente da donne; e naturalmente le osterie, luoghi maschili per eccellenza.

Tanto altro si potrebbe dire sul canto popolare, e forse Gli Zanni o altri cultori e studiosi di quest'arte avranno occasione di illustrare in analoghe manifestazioni canore, e auspicabilmente ancora a Bagolino, poiché il 1° FESTIVAL DEI CANTI DI OSTERIA ha portato molti elementi di interesse che fanno ben sperare per una prosecuzione della manifestazione anche per gli anni a venire.

Il lavoro del gruppo Gli Zanni è certo servito a riconoscere dignità e valore alla cultura popolare, da sempre sottovalutata e guardata con sufficienza dagli ambienti colti, infatti oggi l'interesse per quella realtà è assai diffuso; ne è dimostrazione questo 1° FESTIVAL DEI CANTI DI OSTERIA che ha riunito a Bagolino cori spontanei di canto dalla Val Sabbia e dal parmense. Per dovere di ospitalità e per vero interesse culturale vogliamo riservare proprio agli ospiti del coro Cantamaggio Alta Val Ceno di Molino d'Anzola (Comune di Bedonia, Parma) alcune note sulla loro realtà corale.

Cantamaggio è una tradizione centenaria tipica dell'area appenninica tosco-ligure-emiliana, ma anche delle Marche, Umbria, Molise, Piemonte, Lombardia, che affonda le sue radici nei riti pagani della fertilità e della terra. Dalla ricerca effettuata dagli appassionati del canto corale locali, è risultato che fin dall'origine il coro era misto, come attualmente; tale tradizione subì una interruzione a cavallo degli anni '20 e fu ripresa negli anni '60, riscuotendo negli ultimi tempi un notevole apprezzamento da parte della comunità e del pubblico.

Il 1° Maggio era, ed è, consuetudine di recarsi presso le famiglie del paese, di casa in casa per cantare un tipico canto a scopo augurale per la fertilità e le nascite, per i matrimoni, per i raccolti, per la buona fortuna e la salute; il canto lunghissimo viene adattato nella scelta delle strofe alle circostanze specifiche degli ospiti; anticamente era d'uso anche piantare nel terreno degli orti una croce a fine protettivo e propiziatorio. Alla fine del canto viene effettuata la questua, si raccolgono in un cesto le offerte in beni della natura donati dagli ospiti. Il Cantamaggio è accolto dalla comunità con grandi feste, banchetti e gioia dall'alba al tramonto, rappresentando un momento di autentica partecipazione e condivisione dei bei momenti di socialità.

Attualmente il coro Cantamaggio è composto da circa 40 coristi con accompagnamento musicale con la fisarmonica; i coristi indossano un cappello di paglia ornato di fiori, in omaggio all'estate che arriva. Nel mese di maggio del 2017, nel paese di Molino d'Anzola si raduneranno una quindicina di gruppi corali della zona per intonare la Canzone di Maggio e proseguire la bella tradizione di canto e di augurio per la buona stagione e per la vita di tutti gli abitanti sparsi su quei monti (Molino d'Anzola è ubicato a circa 1.000 metri di altitudine e i paesi del circondario sono tutti centri montani).

Questa e tante altre tradizioni presenti tutte le regioni vengono salvaguardate dall'essere dimenticate e perdute, grazie  all'encomiabile lavoro di ricerca, studio e proposta di gruppi corali, che divengono così, secondo la felice definizione de Gli Zanni, "custodi e divulgatori di cultura popolare, non per fare apologia del bel tempo andato, che tanto facile poi non era, ma per recuperare il buono che c'era, vale a dire la cultura partecipata."

Insomma stare in compagnia, comunicare con le persone vicine, partecipare agli eventi del mondo in tutte le sue molteplici espressioni, riunirsi con gli amici e i parenti ritrovando il gusto per le abitudini e i piaceri semplici, e un ritmo della vita che corrisponda ai nostri bisogni profondi, tra i quali la socialità è certamente tra i prioritari. E magari fare anche una cantata tutti insieme, che fa bene all'umore e all'equilibrio interiore, lo dice anche la scienza moderna.

E allora appuntamento al 2° FESTIVAL DEI CANTI DI OSTERIA che si terrà l'anno prossimo a Bagolino, dove la cultura partecipata è ancora presente, e dove stare in compagnia è un'abitudine connaturata che resiste agli insulti dei tempi tecnologici.


Fotogallery

Nelle foto di Luciano Saia: Nella foto di gruppo i Cinque cori partecipanti al 1° FESTIVAL DEI CANTI DI OSTERIA a Bagolino: Coro Beorum e Coro Ciclamino di Bagolino, Cantori di Serle e Vallio Terme, Amici di Sabbio Chiese, e Cantamaggio Alta Val Ceno di Molino d'Anzola (Comune di Bedonia, Parma); nella photogallery scene di canto dei cori partecipanti con pubblico
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