Il colore rosso
di Vittoria Pasini

Si pensa che i colori sulla tavolozza di un pittore si limitino ai pochi indispensabili, che essi siano già pronti all'uso nei tubetti confezionati e che, per ottenere il verde, basti far sposare nella giusta armonia il rosso e il blu


Invece dietro ai colori, in particolar modo nella storia dell'arte, si cela un universo vastissimo e sorprendente.
Prendiamo il rosso, per esempio: è nello stesso tempo il colore dell'amore e della passione, della religione e della potenza, della guerra e del sangue versato sul campo di battaglia. 

Partendo dalla simbologia del colore, se risaliamo all’arte paleocristiana si nota che si dipingevano di rosso gli arcangeli e i serafini.
Nei dipinti rinascimentali la Madonna non è solo rappresentata nella veste bianco-azzurra ma è spesso in rosso, in combinazione con il manto blu.

Quindi, all’epoca, il colore non era rappresentativo del peccato ma piuttosto legato alla Chiesa e a Dio: era il colore dei cespugli in fiamme, del fuoco pentecostale, del sangue di Cristo, dei martiri.
Veniva inoltre associato ad un’elevata condizione sociale: chi indossava un abito rosso apparteneva infatti ad un ceto meritevole di rispetto; da notare è che ancor oggi è il colore della veste cardinalizia.

Durante il XIX secolo ci fu però drastico cambiamento, quando cioè il Papa dichiarò il bianco il colore ufficiale della Vergine: il rosso cadde così in disgrazia ed iniziò ad essere associato alla sfera del peccato piuttosto che a quella del divino.

Per quanto riguarda l'ottenimento del nostro magnetico colore, durante il Medioevo la sua importanza non si limitava alla sua affinità con la natura, ma era apprezzato perché piuttosto raro.
I tintori medioevali, estremamente abili e preparati, che io considero quasi degli alchimisti, riuscivano a produrre molti colori ma quello più difficile da ottenere, almeno in forma duratura, era proprio il rosso.

Le radici che producevano la ‘robbia’, un colorante derivato da una radice, erano conosciute sin dall’antichità, ma il colore era soggetto a leggere variazioni di alcalinità e di temperatura.
Tinture prodotte da insetti quali il chermes, il sangue di San Giovanni e il rosso armeno erano molto ricercate ma difficili da ottenere.

La scoperta dell’America da parte della Spagna portò alla scoperta di un nuovo mondo pieno di ricchezze sconosciute all’Europa del tempo e una di esse era la cocciniglia, un piccolo insetto che abbondava in un tipo di cactus che cresceva in Messico.
Si è quindi scoperto che per ottenere un colorante di una tonalità viva e duratura si potevano schiacciare ed essicare le larve della minuscola creatura, addirittura migliaia per ottenerne qualche goccia.

Anche se non sembra, esistono molte tonalità di rosso nella tavolozza del  pittore, ma le più importanti sono il rosso di cadmio, il vermiglione o cinabro, il carminio di garanza e le varie lacche rosse.
A questi si aggiungono le terre e le ocre, quali il rosso di Venezia, il rosso inglese, il rosso di Fazzuoli, il rosso Indiano, il rosso di Marte, il Caput Mortum, tutte estremamente resistenti agli agenti atmosferici, alla luce, agli effetti della luce e del tempo.

Il rosso, essendo un colore caldo, ha in genere la caratteristica di dominare sugli altri colori: se unito al giallo accresce ancor di più la sua tinta calda, con l’azzurro tende invece verso i violetti, mentre ha il grande dono di rinfrescare in modo singolare il verde.
Per il paesaggio è un colore indispensabile, ma bisogna sempre tenere sempre presente che con il suo abuso si può distruggere l’atmosfera tematica.

Mentre nei secoli precedenti i pigmenti erano, come abbiamo visto, sempre costituiti da sostanze minerali, quindi di natura esclusivamente inorganica, nel XX secolo vengono introdotte alcune classi di pigmenti sintetici di natura organica.
L’introduzione di questi materiali è dovuta in larga parte al grande sviluppo dell’industria chimica tedesca, che mise a disposizione migliaia e migliaia di nuove molecole per tutti i campi della società, compreso, ovviamente, quello artistico.

Sono molti i pittori che si innamorarono del rosso e ognuno di loro ne fece un uso particolarissimo, adattandolo allo stile personale e alle esigenze.
Tiziano prima di tutto donò il suo nome ad una tonalità singolare di questo colore, che, per intenderci, veniva usato per la folta chioma delle sue seducenti signore.

Anche Raffaello usava le terre rosse e, a riguardo, mi viene in mente “Il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi”, nel quale le varie gradazioni del colore convivono in perfetta armonia fra loro: dal quasi purpureo copricapo di velluto del Papa, alla scarlatta tovaglia, alle squillanti sete dei due cardinali.

E poi Matisse, il quale addirittura diede vita, nel 1908, alla “Stanza Rossa”, un’immagine vivace ed intensa, astratta e nello stesso tempo molto suggestiva, di un interno che porta alle estreme conseguenze la forza del colore. 

Abbiamo scoperto alcuni “segreti” del rosso, questo magnifico pigmento che è rispettivamente il simbolo della vita e della morte, il colore che, con le sue molteplici sfaccettature, attraversa gli occhi, la mente ed il cuore di tutti.
 
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