Via i terroni del nord
di Leretico

Democrazia diretta come ricetta di governo? A quale prezzo? Davvero pericolosa la pietanza, se si aggiungono difficoltà economiche e malcontento popolare. Gli esempi non mancano certo.
Di Leretico


 
Mi avevano raccontato che per ogni popolo che ne disprezza un altro perché colpevole di essere meridionale, ne esiste sempre un terzo più settentrionale disposto a fare lo stesso nei confronti del primo.
Insomma il razzismo mascherato da xenofobismo è sempre in voga, purtroppo occupa sempre un ampio spazio nelle menti e nei cuori dei popoli, senza distinzione.

L'attrazione fatale di dare la colpa di ogni crisi, di ogni misfatto, di ogni frustrazione a chi viene da fuori è una moneta semplice da spendere, altamente accettata a qualsiasi latitudine e gravida di facili successi politici, per chi la sa far circolare negli ambienti più adatti, più sensibili, più predisposti.

Tuttavia questa volta la pubblica dichiarazione di insofferenza per lo straniero, che con il suo muoversi in cerca di lavoro e di una vita migliore importuna gli interessi degli stanziali, non è stata rivolta al siriano che ha perso tutto nella sua nazione distrutta dalle bombe, non al sudanese né all'afgano, non è stata lanciata al siculo palermitano o al pugliese di Manduria, ma, udite udite, al popolo del varesotto e del comasco e in parte del lecchese: sessantaduemila persone frontaliere che ogni giorno vanno a lavorare in Svizzera.

Questa volta i discriminati, i vituperati, i maltrattati da un vergognoso referendum popolare anti-straniero sono i meno ricchi tra i più ricchi d'Italia, che avrebbero la colpa innanzitutto di rubare lavoro agli elvetici, e secondariamente di essere italiani, colpa connessa biunivocamente con la prima con alto indice di correlazione.

Gli svizzeri del Canton Ticino sono abituati a questi picchi di altruismo, non erano contenti che la Brexit potesse essere un privilegio solo britannico per esprimere quale sia la migliore parte dell'essere umano. Hanno pensato quindi di dimostrare, attraverso la democrazia diretta, cosa pensano di chi "ruba" a casa loro.

Così come nel Regno Unito la Comunità Europea era considerata una ladra legalizzata di cui fare volentieri a meno, altrettanto si sono sentiti di esprimere gli svizzeri ticinesi nei confronti dei "terroni" dislocati appena oltre frontiera e tipicamente dipinti come approfittatori impuniti del bene svizzero.
Terroni del nord chiaramente, dipendendo il giudizio dai punti di vista geografici con cui si decide di giudicare il mondo.

Nella campagna a favore del "sì" contro gli italiani la propaganda ha avuto gioco facile e il risultato era scontato.
La crisi infatti spinge verso il punire i più deboli per colpe non certo loro, derivanti da cause di solito molto più complesse ma difficili da spiegare e soprattutto da capire per chi non ha tempo né mezzi per approfondire e da sempre preferisce la via meno faticosa per le sinapsi, quando possedute.

In questo caso le colpe sono cadute sui frontalieri italiani che si adattano a fare ciò che gli svizzeri non vogliono più fare.
È dura nell'Italia dei puri e duri, quelli che quando devono trovare qualcuno da esecrare guardano sempre a sud, anche al vicino di casa che si trova, per un imperscrutabile volere metafisico, più a sud di pochi metri, è difficile dicevo per loro accettare oggi di essere oggetto di una grave discriminazione, inflitta a colpi di democrazia diretta dalla civilissima Svizzera.

Forse dovrebbe suonare un campanellino di allarme nelle orecchie di quegli strani spiriti innamorati del feudalesimo che ogni volta suonano i campanacci dell'intransigenza di fronte a coloro che osano entrare nella loro terra.
Ma non c'è più sordo di chi non vuol sentire, né campana che possa avvertire chi non vuole essere toccato dal cambiamento del mondo, chiuso nelle sue valli pullulanti di banche in cui i soldi crescono spontaneamente come frutti sugli alberi, solitaria e senza bisogno di nessuno, libera e neutrale, immacolata fuori ma putrescente dentro, come di quelli che fanno finta di non sapere quanto puzza il denaro dei traffici di armi e di droga con cui hanno costruito il loro benessere a spese anche dei vicini meno furbi.
E si legga questo "anche" nel senso dei miliardi di lire prima e di euro poi di tasse evase provenienti dall'Italia.

Se gli svizzeri si irritano perché degli spudorati italiani osano sottrarre loro il reddito che li farebbe star meglio, sottrazione che causa loro dolore e frustrazione per inopinata privazione di sangue vitale, quel reddito rubato che indubbiamente è loro per diritto di nascita e non per il sudore che comporta alle fronti che lo guadagnano onestamente, se, come dicevo, gli svizzeri si irritano pur avendo persone straniere che temporaneamente entrano nel loro territorio e la sera tornano a casa, appena dopo il confine, figuriamoci quale contorsione intestinale deve provocare il migrante che invece bivacca sul suolo patrio italiano senza nessuna intenzione di tornarsene a casa.

Ahi! Qui si parteggia per i migranti, errore gravissimo. Condanna certa.
Ma è strano come il senso di rabbia per la discriminazione subita dall'Italia intera, testimoniato dal nostro ministro degli Esteri Gentiloni che ha richiamato la Svizzera al rispetto dei regole pattuite con la Comunità Europea, non faccia sorgere in nessuno almeno due considerazioni di fondo:

- la prima riguardo alla democrazia diretta, osannata da troppi oggi come veicolo di maggiore e migliore democraticità che si è rivelato invece essere strumento della peggiore discriminazione tra popoli in fondo vicinissimi per cultura come quello ticinese e quello lombardo;

- la seconda relativa alla facile vittoria riservata a chi cavalca il malcontento per farne strumento di lotta politica e che trova nella democrazia diretta il suo maggiore ed efficacissimo mezzo di successo.

Diffiderei dunque, e soprattutto in Italia dove la faziosità e la violenza sono elementi storicamente sedimentati nella cultura politica nazionale, dal gettarsi verso il consenso immediato concesso dalla democrazia diretta, preferendole la più saggia democrazia rappresentativa.
Non ascolterei le sirene omeriche amplificate dai Grillo nostrani perché i costi potrebbero essere elevatissimi, molto di più di quanto costerà la Brexit alla Gran Bretagna.
 
Leretico
 
zEppurSiMuoveMani.jpg zEppurSiMuoveMani.jpg