A Bione cinquemila anni di storia della Valle Sabbia
di Val.

Taglio del nastro alle 17 di questo sabato per la mostra "Bione, Corna Nibbia, 5000 anni fa in Valle Sabbia", ospitata negli spazi municipali di Bione

 
Cinquemila anni di storia valsabbina, dall’età del rame fino ai giorni nostri. E’ quanto hanno saputo testimoniare i reperti rinvenuti nello scavo archeologico della Corna Nibbia, a Bione.

Reperti che da oggi e per poco più di cinque mesi rimarranno esposti nella sala consiliare bionese a disposizione del pubblico, in una mostra voluta dall’Associazione culturale BiùCultura, caldeggiata dal Museo Archeologico di Gavardo, sostenuta e patrocinata da Comune, Comunità montana e da una cordata di sponsor privati.

Il vernissage questo pomeriggio alle 17
nei pressi del municipio alla presenza delle autorità e degli esperti, con seguito di buffet.
«Bione, che con generosità e passione, per i dieci anni di scavo ha fornito ai volontari del Gruppo Grotte ed agli esperti del museo, mano d’opera e logistica, meritava di ospitare questa esposizione» ha detto l’archeologo e direttore del museo gavardese Marco Baioni.

Lui stesso, su segnalazione di un appassionato bionese, Silvio Vallini,
all’inizio del millennio aveva visitato il “cuel” della Corna Nibbia che sovrasta il paese e preso la decisione di iniziare a scavare: «Pensavamo di cavarcela in un mese, invece siamo stati qui dieci anni».

Sfogliando la storia a rovescio, strato dopo strato, il sito ha rivelato una presenza abitativa costante.
Sotto gli strati delle frequentazioni più recenti legate alla pastorizia, sono stati rinvenuti i resti di quello che potrebbe essere stato un primo insediamento valsabbino dedito alla lavorazione dei metalli ed in particolare del bronzo, che la dice lunga anche sulle successive fortune valsabbine legate alle attività metallurgiche.

Scavando ancora di più, si è scoperto che dall’età del rame antico, quindi 3.400 anni prima di Cristo, e per secoli, secondo quanto hanno stabilito le datazioni radiocarboniche, il “cuel” della Corna Nibbia ha ospitato una necropoli di conformazione particolare.

Le ossa infatti non erano disposte in camere sepolcrali individuali, ma erano state utilizzate in complessi riti che prevedevano anche pratiche di frantumazione e di semicombustione.
Alcuni crani ritrovati intatti in spazi vuoti tra le pietre erano forse di membri importanti della comunità.
Resti che sono ancora allo studio degli esperti all’Università di Firenze.

Ambra baltica, tavolette enigmatiche, conchiglie marine, corallo, marmo toscano... tutti elementi ritrovati a Bione, che collocano il sito in collegamento col resto d’Europa e sulla strada di floridi commerci, particolarità questa assai rilevante dal punto di vista archeologico.

La mostra “Bione, Corna Nibbia 5000 anni fa in Valle Sabbia” per cinque mesi, vivrà anche in una proposta didattica coordinata dal Museo di Gavardo rivolta non solo ai ragazzini di elementari e medie, ma anche ai loro insegnanti, con laboratori didattici e interagendo con altre sedi museali (Odolo, Casto), alla ricerca delle origini dell’economia valligiana.

.in foto: alcuni reperti rinvenuti nel sito (1,2,3); la Corna Nibbia alle spalle del paese (4).

VallesabbianewsTv



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