Streghe
di Tatiana Mora

 Dopo la pausa estiva, eccoci al punto dove ci eravamo lasciati…si parlava di leggende diffuse in Valsabbia, prodotto della tradizione orale e con protagonisti davvero vari e fantastici tra i quali spiccano streghe, stregoni, fatine e folletti


Partiamo dalle streghe, donne magiche per l’immaginario collettivo ma cosa dicono coloro che le vogliono ricordare?
(Non è cosa facile, infatti, da farsi raccontare dagli anziani, sempre un po’ scettici difronte ad argomenti del genere che, invece, antropologicamente parlando, sono di una rilevanza notevole).
 
P. B. racconta: «Le strèe? Fam pensà...qui a Sabio c'era una fomla molto anziana che la giüstaa i os! Poi ce ne era un altro però l'è mort ...anche lui aggiustava gli ossi...di strèe vere me recorde mia!
C'erano quelle che andavano attorno, erano strèe come...le lisia la mà...ma me me so mai permessa...facevano anche le carte...ma me so mai persa con chele fomle!».

A. S. ricorda: «Qualche donna praticona c'era sempre...magari ti insegnava qualche cura...» così come D. D. conferma: «Le g'he semper stae! Ma me ricorde mia!».

Si dice che a Nozza, in una casa in via Uscere
, vivessero le streghe che rapivano i bambini che uscivano quando già era buio; ma A. G. riporta anche un'altra storia: «Tanto tempo fa prima che la mia famiglia abitasse nella mia contrada, in via Prandini a Nozza, viveva una vecchia, di nome Serafina, che conosceva più erbe curative di tutti gli abitanti del paese.
Si dice che la notte passava per ogni casa e, se non trovava un bicchiere di vino o una bottiglia di grappa, si vendicava grattando le ante delle abitazioni e da lì a poco una disgrazia sarebbe caduta sulla famiglia responsabile della mancata attenzione».
 
Oltre alla vecchia Serafina, si narra che, sempre a Nozza, vivesse una strega di nome Geven che, con l'aiuto di molti diavoletti dalla barba caprina, diffondeva il malocchio per le case del paese; un giorno decise di uccidere tutti coloro che vivevano a Nozza e minacciò un vecchietto del posto dicendogli che se non le avesse consegnato il conte, padrone di tutte le terre, avrebbe continuato nel suo intento.

Nessuno degli abitanti credette alle parole del vecchietto per cui tornò da Geven con un anello contenente un liquido miracoloso che avrebbe fatto tornare giovani e belli tutti coloro che lo avessero bevuto; il vecchietto la convinse del fatto che, se avesse bevuto quella pozione e fosse tornata giovane e bella, il conte si sarebbe innamorato perdutamente di lei e avrebbe fatto tutto ciò che desiderava.

Fu così che Geven bevve il liquido per scoprire, poco dopo, che era veleno sciolto in cicuta; si dice che, in quel momento, emise un urlo talmente forte da far crollare dei macigni sopra la sua stessa casa e che, per i tre giorni successivi, le sue amiche streghe volarono sulle loro scope magiche intorno a quelle rovine.
 
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