A volte può succedere...
di John Comini

Un’avventura a due passi da casa, per gli alunni della classe terza della primaria di Prevalle, l’escursione didattica alla grotta dove fu ritrovato lo scheletro dell’ursus spelaeus


A volte può succedere che alcuni bambini tornino a casa dopo una giornata di pioggia, sporchi e stanchissimi, gridando: “È stata la più bella gita della mia vita!”. A volte può succedere che un gruppo di persone lavorino gratuitamente per far partecipare i bambini di una scuola ad un’esperienza unica (ma si spera ripetibile). A volte può succedere che la cultura di un territorio venga trasmessa direttamente ad una sessantina di scolari, e che il tempo preistorico e contemporaneo quasi magicamente si tocchino.

Tutto è successo un lunedì di una giornata piovosa: il maestro Angelo Mora ed i maestri delle classi terze della scuola primaria di Prevalle si son guardati e si son chiesti: “Che facciamo? Si parte o rimandiamo? Le previsioni danno bello per oggi…” (a volte può succedere che le previsioni del meteo non ne imbrocchino una…).

E così si è partiti, in fila e attenti alle macchine sulla statale. Ma ci sono i Nonni vigile con le loro casacche fosforescenti e la loro simpatia (il Baffo, grande milanista, un po’ depresso per una certa squadra di Frosinone…). E poi ci sono i Vigili del Comune di Prevalle, sempre gentili e a disposizione delle iniziative della scuola. Ci fermiamo un attimo perché il maestro Angelo Mora ci fa osservare il cippo che indicava il confine tra Goglione di Sotto e Goglione di Sopra.

E poi la strada comincia a salire, pioviggina ma cappelli e tele cerate proteggono gli avventurieri verso il Buco del Frate (monumento naturale regionale che si trova nella sella fra il Monte Budellone ed il Monte Paitone).

All’ingresso ecco attenderli una squadra di Alpini e di Volontari della Protezione Civile, alla guida del signor Ondei. Tra gli alpini c’è il mitico “Cecco” Maioli, col suo fedele cappello alpino compagno di tante avventure, uno dei primissimi “esploratori” del Gruppo Grotte Gavardo.

E proprio il fondatore, l’Highlander maestro Simoni (96 anni, non so se mi spiego…), accompagnato dall’esperto “allievo” (era stato suo studente) Angelo Lando, era venuto in classe qualche giorno prima a parlare del Buco del Frate e a trasmettere ai bambini, lucido e intenso come un saggio filosofo, la passione per l’archeologia.

Sì perché a volte può succedere che le passioni non vadano in pensione, e fin da giovane dedicava il tempo libero suo e degli amici Sandro Dusi, Alberto Grumi, Silvo Venturelli, Alfredo Franzini alla ricerca di tracce del passato. E proprio nel Buco del Frate (a proposito, chissà perché quel nome? Una banda di  
di briganti che assaliva i viandanti travestita da frati? Un eremita che qui ha vissuto? Vallo a sapere…) il maestro Simoni & C. avevano trovato lo scheletro di un ursus spelaeus, che ora si trova in bella vista presso lo splendido edificio quattrocentesco nel centro storico di Gavardo.

I bambini sono scesi a gruppi nelle profondità della grotta, aiutati dai volontari, aggrappandosi a corde predisposte appositamente o a scale ed alla luce dei fari alimentati da due generatori di corrente all’esterno.

A volte può succedere che una grotta buia e fredda ricrei l’incanto della scoperta, dello stupore. Le stalattiti, gli anfratti, le varie rocce carsiche, la discesa sdrucciolevole, il fango, l’argilla, hanno suscitato un’emozione intensa. E quando il signor Lando ha mostrato, laggiù, nel semibuio, la lampada al carburo che usavano i primi esploratori, si è creata davvero una vera magia.

A volte può succedere che persino la possibilità di incontrare i pipistrelli, antichi abitatori della grotta, sia una speranza e non una paura. E poi c’è stata la ripida salita, aggrappati alle scale e sollevati dalle robuste braccia degli alpini, e quindi l’uscita dall’altra parte del Buco del Frate, dove bambini e maestri hanno potuto riposare, raccontarsi l’esperienza e rifocillarsi (qualche bambino ha unito gli ombrelli aperti ed ha formato una specie di tenda multicolore).

A volte può succedere (ma succede spesso) che un alpino accenda un fuoco, che un altro faccia scaldare le salamine, che un altro ancora tiri fuori vino rosso e pane: allora la festa è grande, e pare che persino qualche alpino si sia stupito di come il vino sia stato gradito da alcune maestre... Narra la leggenda che un maestro abbia proposto di lasciare dentro la grotta la propria moglie, ma pare che non si possa…. E non è finita: nel pomeriggio, nonostante la lieve pioggerella, su per le balze del Budellone, per vedere lo splendido panorama e per giocare a riconoscere dov’è il Municipio, la scuola, la propria abitazione. E infine la discesa, piuttosto ardita, con alcuni maestri che facevano lo scivolo. E così il tempo è volato, come in tutte le cose belle.

A volte può succedere che una giornata uggiosa diventi una giornata indimenticabile. A volte può succedere che i bambini infangati dai capelli ai piedi (chissà quante lavatrici…) siano stati molto vicini al luogo dove regna la felicità.

Maestro John Comini
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