Caldaia a biomassa? Meglio saperne di più
di Redazione

Senza l'intenzione di schierarsi a favore del "si" o del "no", con una lettera aperta ai concittadini, il gruppo consiliare di minoranza "Insieme per Vobarno" pone una serie di domande



Sul giornale BRESCIA-OGGI del settembre scorso, la Giunta annunciava che Vobarno, in collaborazione con la società ESCO della Comunità Montana, si preparava ad un grosso investimento di oltre 1,3 milioni di euro per l'isolamento termico delle scuole e la sostituzione dell'attuale caldaia a metano con una a biomasse.

Il tutto senza oneri per la comunità.

Ovviamente sarebbero comunque contributi pubblici e in piccola parte a fondo perduto. La centrale/caldaia verrebbe installata in mezzo al plesso scolastico nella ex-casa Furini acquistata dal Comune per 120.000 euro.
Diciamo subito che anche noi abbiamo condiviso la scelta di acquisto dell'immobile in funzione di un miglioramento degli spazi del plesso, non certo per metterci una caldaia.

Successivamente, nel luglio scorso, in consiglio comunale veniva presentato il programma triennale di interventi e al capitolo lavori pubblici si legge:
“L'amministrazione comunale si sta facendo parte attiva in collaborazione con la Com. Montana per la messa in opera di una centrale a biomasse presso l'edificio ex-Itis in via Castegnino (davanti scuole medie).Tale intervento fa parte del progetto ZERO ENERGY VALLEY per partecipare al bando della Fondazione Cariplo ed è finalizzato a ridurre i costi di gestione dell'impianto di riscaldamento che oggi serve le scuole.”

A tutt'oggi circola una relazione tecnico-illustrativa non sufficiente per capire fino in fondo la portata del progetto. D'altronde non è ancora stata organizzata nessuna discussione e informazione alla popolazione.
Cosa invece necessaria e urgente visto l'argomento sensibile.

Infatti basta sfogliare i giornali locali per trovare spesso problematiche e complicazioni relativi alle centrali biomasse installate o che si vorrebbero installare nella nostra provincia, e a questo punto anche in Valle Sabbia poiché si parla di un intervento della ESCO su più comuni (non sappiamo ancora quali).
Citiamo i casi eclatanti di Collio V.T. e Marmentino (chiusura per scarsa economicità e inquinamento), Gavardo (bocciata), Ospitaletto e Gardone V.T. (discussione animata).
Se c'è tanta diffidenza da parte delle popolazioni significa che il problema esiste.

In attesa di avere più elementi per potercene fare una opinione precisa, non intendiamo assolutamente schierarci a prescindere dalle argomentazioni per il SI o per il NO.

Intendiamo invece, questo sì, porre alcune domande e considerazioni dalle cui risposte ricavare il nostro orientamento.

Partiamo da un dato certo: L'ATTUALE CALDAIA A METANO, A GIUDIZIO DI TECNICI, PUO' DURARE ANCORA TRA GLI 8/10 ANNI. Pertanto non c'è nessun pericolo che le scuole restino al freddo nel breve periodo.
Ricordiamo che l'estensione della rete di metanizzazione di tutta la provincia è stata una grande conquista e che il METANO, pur non essendo catalogato come fonte rinnovabile, ha un livello di inquinamento vicino allo ZERO.

Cominciamo col chiedere se è una centrale a legna o biomasse. Non è la stessa cosa.

Cosa si intende per BIOMASSE? Qualunque sostanza di origine organica, vegetale o animale.
Con decreto ministeriale del 2012 si specifica che la frazione organica dei rifiuti solidi urbani è
equiparata alle biomasse.

Balza subito all'occhio che c'è una bella differenza tra le due diciture, così come la preoccupazione che il possibile smaltimento di rifiuti trattati, visto il business già in essere in Italia, possa essere la prospettiva negativa.

Quanti quintali di materiale brucerà?

Basteranno gli scarti dei boschi di Vobarno ad alimentare questo impianto? E per quanto tempo?

La clausola “Materiale reperito in Zona” sarà rispettata? Oppure come avviene per altri impianti si ricorrerà a materiale di vario genere e proveniente da distanze notevoli?

Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera C02 e sostanze altamente inquinanti come le polveri sottili, che hanno capacità di penetrazione nell'apparato respiratorio delle persone.

A che serve bloccare la circolazione dei veicoli, se ovunque sorgono impianti di combustione?
(La regione Lombardia dal prossimo ottobre ha fissato il divieto a circolare per i veicoli euro3 causa inquinamento).

Quindi quali conseguenze ci possono essere per la salute dei cittadini e dei ragazzi se l'ubicazione dell'impianto è prevista in mezzo al paese e alle scuole?

Ci sono fior di studi che spiegano come a distanza di tempo possono sorgere patologie gravi per la popolazione. Purtroppo di casi ce ne sono ogni giorno. Meglio approfondire prima.

L'investimento di cui si parla, escluso l'intervento di miglioria sulle scuole, sarebbe attorno ad un milione di euro (considerando anche il valore del terreno).

La spesa di riscaldamento è mediamente di circa 70.000 euro annui, quanto si pensa di risparmiare col nuovo sistema?

Quanti anni servono per ammortizzare l'investimento? 20, 30, 40 anni? Ne vale la pena?

Non ci sono alternative possibili, meno onerose e meno preoccupanti?

Può essere vero che i soldi non li mette il Comune, ma sono comunque soldi pubblici (quindi anche dei cittadini vobarnesi che pagano le tasse).

Noi crediamo che la popolazione abbia diritto alla massima informazione e che possa valutare la scelta da compiere con assoluta serenità e conoscenza dei pro e contro della questione.

Auspichiamo che l'Amministrazione convochi al più presto una assemblea pubblica tesa a chiarire dubbi e preoccupazioni.

Gruppo Consiliare
Insieme per Vobarno
02/02/2016
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