Bocconi avvelenati
di val.

L'ennesimo episodio di inciviltà è avvenuto domenica dalle parti di Capovalle, dove ad avere la peggio sono stati i due segugi di un cacciatore locale. Salvati solo dal tempestivo intervento del veterinario



Ormai è assodato che di animalisti non si può certo parlare: chi si diverte a spargere sul territorio bocconi avvelenati a mò di trappola per i segugi (ma ci cascano sovente anche altre bestie), non sono certo coloro che sviluppano passioni protezionistiche nei confronto della cacciagione e degli animali in generale.

Si tratta piuttosto di menti malate, invidiosi, di personaggi senza scrupoli.
Così è successo anche a Capovalle dove ieri, domenica, nella tada mattinata, i due segugi di un cacciatore, dopo aver "lavorato" nella zona di Castello di Vico e di Molino, hanno manifestato i chiari sintomi di avvelenamento.

A salvarli una corsa veloce dal veterinario, a Vobarno.
L'esperto ha potuto appurare che nel caso specifico, a provocare convulsioni e forti dolori addominali ai due cani, era stato un veleno che solitamente si utilizza per uccidere le piante, opportunamente iniettato in alcune salamine come quelle che finiscono ai ferri nelle feste di paese.

Un bocconcino prelibato per i malcapitati segugi, che non hanno saputo resistere e ci sono cascati in pieno.

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