Le cicatrici della recessione, gli inciampi della ripresa
di Redazione

Servirà uno sforzo comune in direzione del cambiamento, per avviare una nuova economia, anche locale, che sappia cogliere opportunità che non mancano. L’analisi degli esperti della Rurale


Partendo dalle analisi condotte dai principali uffici di studi economici, gli esperti della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella hanno cercato di tracciare lo scenario futuro nel quale dovrà muoversi l’economia italiana, anche quella locale.

Vediamo con ordine.
L’economia è una scienza che studiando i fenomeni del passato cerca di prevedere il futuro comportamento dei protagonisti del mercato: i produttori ed i consumatori in primo luogo.

Di fatto i protagonisti dell’economia mondiale sono molti di più e dal puto di vista economico appare ormai definita l’interdipendenza fra le economie di tutto il mondo, il prezzo delle materie prime, le politiche fiscali dei governi, le politiche monetarie delle banche centrali.

Insomma, un crogiuolo di fattori che sembrano rendere difficilissima la lettura del presente e quindi sempre più incerto lo scenario futuro. Peraltro sono numerosi gli uffici studi che si occupano di previsioni economiche ed il loro lavoro  ha l’obiettivo di comprendere, almeno nelle macro aree tematiche, che cosa ci possiamo aspettare nel futuro, senza per questo che nessuno si possa illudere di avere la bacchetta magica.

In questo contesto vogliamo fare una sintesi delle previsioni per l'economia italiana
, anche a medio termine,  tracciate recentemente dai principali uffici studi economici.

- L’Italia è uscita dalla fase di recessione con dei dati di crescita del PIL per il 2015 previsti per lo 0,7% (grazie anche ad Expo che vale lo 0,2% del PIL);

- Si tratta di una crescita tenue, che sconta il livello del precedente periodo di recessione continuativa per DAL 2012 (in precedenza avevamo subito una profonda recessione nel 2008 e 2009);

- La crescita dovrebbe aumentare  nei prossimi 2 anni (+1,6% nel 2016 e + 1,4% nel 2017);

- Nel 2018-2022 la nostra economia dovrebbe mantenere una crescita contenuta pari al 1,2%, contro un dato medio del 1.4% della media europea;

- La disoccupazione nel 2015 dovrebbe stabilizzarsi al 12,7% con un aumento del tasso di occupazione dello 0,4%: questo significa che si affacciano al mondo del lavoro anche persone che prima erano senza lavoro e non lo ricercavano;

- Le imprese dovrebbero beneficiare di un positivo effetto derivante dall’abolizione dell’IRAP e dalla decontribuzione sul costo del lavoro, con una conseguente  riduzione del cuneo fiscale;

- Complessivamente la pressione fiscale si dovrebbe ridurre di circa lo 0,8% di PIL passando dal 43,5 del 2014 al 42,8 nel 2017.

- Il rapporto debito /Pil è atteso in ulteriore aumento per il 2015, ma in misura modesta, e in leggera riduzione a partire dal prossimo anno, portandosi al 132,1% di fine 2014 al 130,7% a fine 2017;

- L’attenuazione dell’onere del debito pubblico, che per   tre anni sarebbe di 1,3% di Pil minore di quanto era nel 2012, pur in presenza di un debito di 10 punti di Pil più alto, faciliterà il raggiungimento di obiettivi di finanza pubblica che consentiranno al nostro paese di rispettare il vincolo del 3% e di avere un disavanzo effettivo e un debito su Pil leggermente decrescenti nel tempo;

- La crescita della spesa per consumi dovrebbe accelerare all’1% nella media dell’anno in corso e mantenersi su questi ritmi nei prossimi due. A questo contribuirebbe la politica di bilancio, soprattutto nel 2015, attraverso le misure di sostegno al reddito delle famiglie.

Complessivamente questi dati parziali sembrerebbero tracciare una uscita dal tunnel ed una inversione di tendenza dopo 7 anni di crisi.
In realtà le previsioni economiche così tracciate evidenziano due fondamentali elementi:

- Una crescita così lenta sarà insufficiente a recuperare le enormi perdite subite;

- La crescita prevista per il nostro Paese rimane prevista a livelli inferiori della media europea.

In questo contesto l’economia italiana rischia di dover fronteggiare i suoi problemi specifici legati all’invecchiamento della popolazione ed alla bassa crescita della produttività.

Lo scenario generale dell'economia mondiale
, anche a medio termine, presenta condizioni generali per una crescita globale solida, favorita da bassi prezzi del petrolio e delle materie prime, politiche monetarie delle banche centrali accomodanti (i tassi di riferimento dell’area Euro non dovrebbero superare l’1% prima del 2020), con un pressione sull’euro che dovrebbe restare relativamente debole.

L’economia italiana avrebbe quindi davanti a se circa un decennio di opportunità
durante il quale  perseguire l’obiettivo di ricavare le finanze pubbliche senza aumentare l’imposizione fiscale e nello stesso tempo intraprendere quelle riforme strutturali atte a garantire una crescita strutturata anche a lungo termine

Ci  riuscirà l’Italia?
Forse dipenderà da tanti fattori, anche esogeni, ma sicuramente sarà necessario uno sforzo di tutti per superare la resistenza al cambiamento e una nuova visione per una economia, anche locale, che sappia cogliere le occasioni che l’economia globalizzata offre in tutti i settori.

Non dimentichiamoci che  l’Italia è uno dei Paesi più belli al mondo, dove in tanti settori abbiamo risorse (come il turismo) e prodotti di eccellenza mondiale.

A cura de Cassa Rurale giudicarie Valsabbia Paganella

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