A fuoco il silos della Franceschetti
di Aldo Pasquazzo

L’incendio, nello stabilimento di Pieve di Bono, si è innescato nel pomeriggio. Ancora da valutare l’ammontare dei danni.
Aggiornamento ore 16:20



«Se all’interno del silos si dovessero riscontrare lesioni tali da comprometterne l’utilizzo, i danni provocati dall’incendio di ieri pomeriggio alla Franceschetti serramenti, ammonterebbero a 100 mila euro. Diversamente l’entità dei danni potrebbe essere molto più contenuta».

A parlare è Alberto Franceschetti, figlio del titolare l’omonima azienda di falegnameria che si trova alla periferia di Cologna, frazione che con altre forma il comune di Pieve di Bono.
Dentro l’opificio, che invece e per fortuna non è stato coinvolto dal fuoco, stavano lavorando una quindicina di dipendenti, tant’è che la catena di lavorazione non ha subito interruzioni ne tantomeno danni.

Erano circa le 16 quando Alberto ha notato del fumo uscire dalla sommità del contenitore metallico dislocato lungo il versante interno, in direzione del fiume Chiese.
La telefonata partita dal 115 è stata immediatamente recepita dai vigili del fuoco di Pieve di Bono, che in un attimo erano sul posto.

«Per arginare il rogo – ha detto Fabrizio Poletti, comandante dei volontari – ho fatto intervenire i colleghi di Tione che avvalendosi dell’autoscala hanno potuto circoscrivere dai due ultimi anelli il focolaio che si andava propagando. Proprio attraverso le bocche dislocate nella parte estrema veniva rilevato il grado di calore. Nel frattempo siamo intervenuti con getti nebulizzanti in modo raffreddare il contenitore. In coincidenza da sotto altri colleghi cercavano di fare uscire in maniera graduale il truciolato che si trovava all’interno del serbatoio».

Sul posto sono giunti anche carabinieri e una pattuglia del corpo di polizia locale del Chiese.

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Aggiornamento ore 16:20

I volontari di Pieve di Bono hanno lavorato sino alle 4 di notte per mettere in sicurezza il silos della falegnameria Franceschetti aggredito da un incendio divampato mercoledì pomeriggio.
Svuotare il contenitore metallico non è stata cosa semplice considerato che all’interno il truciolato formava dei blocchi mescolati a materiale incenerito.

Tante le precauzioni per evitare rischi e ulteriori danni all’impianto
, dopo che i pompieri erano riusciti ad evitare che le fiamme potessero lambire il reparto produttivo dell’azienda.
Ancora buio sulle cause e anche sulla quantificazione dei danni, in attesa che questo venerdì gli esperi possano approfondire entrambe le questioni.

«Tra le diverse ipotesi non escludiamo il cortocircuito che avrebbe interessato il cosiddetto “estrattore”, che ha il compito di indirizzare il percorso del truciolato – ha fatto sapere Franco Franceschetti -. Ad ogni modo i danni risultano contenuti e quello che più conta è che non ci siano stati dei feriti».

«Per arginare il rogo – ha affermato Fabrizio Poletti, comandante dei volontari intervenuti sul posto -, abbiamo chiesto l’intervento dei colleghi di Tione che avvalendosi dell’autoscala hanno potuto circoscrivere ai due ultimi anelli il focolaio che si andava propagando. Proprio attraverso le bocche dislocate nella parte estrema veniva rilevato il grado di calore . Nel frattempo eravamo intervenuti con getti nebulizzati in modo raffreddare il contenitore, mentre i colleghi cercavano di far uscire il truciolato ancora incombusto dal basso».




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