La Contro rivoluzione e qualche curiosità sul Riccobelli
di Guido Assoni

Sono tre le pubblicazioni, le cui ultime edizioni o ristampe sono facilmente reperibili nelle biblioteche del comprensorio, che ci forniscono un’accurata narrazione sugli avvenimenti del 1797 in Valle Sabbia


Eccole:
- “Memorie storiche della Provincia di Brescia e particolarmente della Valle Sabbia e Trompia dal 1796 al 1815 del Dottor fisico Pietro Riccobelll” – Pietro Riccobelli – 1847;
- “Storia della Valle Sabbia” – Ugo Vaglia – 1964;
- “Col fuoco e col saccheggio sottomessa – 1797: fatti e personaggi  dell’insorgenza di Valle Sabbia e Riviera” – Fabrizio Galvagni 1997.

A questi capisaldi della letteratura storica valsabbina, bisogna aggiugere diverse testimonianze, diari, memorie storiche, autobiografie, studi tra i quali citerei le cronache di Francesco Girelli da Provaglio, della famiglia Grisetti di Salò, di Don Angelo Stefani da Magasa di Valvestino, Pietro Zani da Prato e altre opere di valenza storica di Federico Odorici da Trebiolo di Volciano (Storie Bresciane vol. X), Fausto Lechi (Il miraggio della libertà, in Storia di Brescia, vol IV. Dalla Repubblica Bresciana ai giorni nostri 1797-1963) e Alessandro Augusto Monti della Corte (Viva San Marco!).

La diretta partecipazione dell’autore alle vicende sofferte durante il periodo Napoleonico, l’aver assemblato i propri appunti con le testimonianze di altri valsabbini, lo stile pacato dell’esposizione, rendono le “Memorie” del Riccobelli un’autorevole fonte documentaria circa gli eventi politici e militari dal 1796 al 1814 avvenuti in Valle Sabbia.

Leggendo attentamente la narrazione emergono alcune curiosità se non addirittura contraddizioni.

Teniamo presente che il Dott. Pietro Riccobelli, nato nel 1773 a Bione e morto a Vestone nel 1856, fu testimonio oculare di ben tre dominazioni, quella della Repubblica di San Marco, l’occupazione Napoleonica ed il governo dell’imperatore d’Austria, Francesco I.
Ebbe anche modo di assistere alle prime reazioni al nuovo governo austriaco in cui si distinsero, in Valle, nobili figure patriottiche come Silvio Moretti da Comero e G. Battista Passerini da Casto.

Mise insieme i suoi appunti diversi anni dopo il verificarsi degli eventi, (probabilmente nei mesi immediatamente precedenti alla pubblicazione avvenuta nel 1847) ed inconsciamente questi suoi appunti subirono quella rilettura storica postuma che ne snaturò, in alcuni casi, la serena obiettività.

Di questa circostanza ne fa menzione il Prof. Fabrizio Galvagni nel suo citato libro “Col fuoco e col saccheggio sottomessa”, rimarcando con pastello rosso un passo del Riccobelli ricco di retorica e di emozione dovute al senno di poi “Io vidi quell’uomo straordinario passare la mattina del 17 agosto col suo seguito per Vestone”.

Non si trattava ancora dell’Imperatore, ma bensì di un giovane ambizioso generale comandante in capo dell’Armata d’Italia.
Tanto per dirla con l’Alfieri che, ai tempi, definiva l’esercito francese “La canaglia miserevole della Linguadoca e di Provenza sotto il comando di un generale scalzo”.

Anche il Prof. Ugo Vaglia ne “La Storia della Valle Sabbia”, ove dedica due capitoli agli eventi del biennio 1796-1797 attingendo in gran parte dalle “Memorie” del Riccobelli, rimarca la rilettura dei movimenti del generale Bonaparte alla luce degli avvenimenti successivi.
Non è del tutto convinto, lo storico di Idro, circa la precisione cronologica della successione dei movimenti di Napoleone da Odolo a Lavenone ad Anfo e quindi ancora a Lavenone per il pernottamento ospite di Gerardini Gio. Maria, famiglia più potente del luogo insieme ai Roberti.

Il Vaglia infatti candidamente affermaAlcuni sollevano dubbi sulla notizia del Riccobelli asserendo che Napoleone in quei giorni trovavasi altrove”.
Naturalmente, da grande e umile ricercatore storico, il Vaglia, i dubbi li aveva lui.

E cosa dire ancora della ricerca del Prof. Alfredo Bonomi, memoria storica della Valle, che, nella prefazione della ristampa anastatica delle “Memorie” del Riccobelli fa notare come nella prima stesura manoscritta, la narrazione si chiudesse con un elegia all’imperatore Francesco I: “…il cielo benignamente accolse i prieghi dei buoni e noi finalmente passammo sotto il sospirato dominio della Serenissima Casa d’Austria, regnando uno dei più gloriosi monarchi, Francesco I, e sotto un governamento di giustizia, di clemenza, di pace”.

Ad ogni buon conto riporto la stesura definitiva del testo: “…il cielo benignamente accolse i prieghi dei buoni e noi finalmente passammo a quella pace politica che predispone le nazioni a meritevole prosperità”.
Ricordo che nel “Libro d’Oro” del Consiglio Patrizio Bresciano, compilato all’epoca di S.M.I.R.A. Francesco I, si trova più volte la frase “mancava d’età al tempo della rivoluzione avvenuta nel 1797”.

Infine, a parte una reiterata citazione di una guerra che vide coinvolto il territorio lombardo nel 1735 e della quale non trovo traccia negli annali di storia, il punto in cui il Riccobelli mi lascia perplesso è il suo atteggiamento in merito al governo provvisorio della Repubblica bresciana, attesa la sua predisposizione alle rivendicazione del popolo valligiano.

Nell’immediatezza della vittoria degli insorti valsabbini in soccorso dei salodiani contro le truppe della neo proclamata Repubblica bresciana, il Riccobelli fu incaricato, dal Consiglio generale di Nozza, di stilare un proclama da diffondere a Brescia allo scopo di raccogliere nuove e numerose adesioni al partito di San Marco in modo tale che i cittadini facessero causa comune con i valligiani.
In qualità di Segretario del Sindaco generale Antonio Turrini da Livemmo, dovette, il 03 aprile 1797, marciare per Salò alla testa di 1200 valsabbini accorsi a difendere ancora una volta i rivieraschi che temevano, questa volta senza fondamento, una controffensiva del governo rivoluzionario di Brescia, duramente provato dai cruenti scontri del 31 marzo 1797.

In quei giorni il Riccobelli doveva disfarsi di alcuni proclami, che si trovò in tasca, emanati dal governo sovrano di Brescia e che clandestinamente pervenivano a Odolo ove esercitava la professione di medico supplente.
La giustificazione del Riccobelli, ovvero che tali proclami fossero destinati ad un suo non identificato paziente di Odolo che se li faceva mandare per mera curiosità, non è affatto soddisfacente.

Infatti Ugo Da Como nel suo libro “La Repubblica Bresciana” riporta testualmente: “Un valligiano di criterio, venuto a Brescia, senza entusiasmi, il Riccobelli, dovette scrivere che gli parvero ragioni di gloria gli ordinamenti dei cittadini, che s’erano creati una esistenza costituzionale, indipendente, che avrebbe potuto sopravvivere. Brescia gli sembra un “nuovo mondo”, anzi un sogno “per la giovialità”, per la bella tenuta e l’aria marziale della guardia nazionale, per il fervore di moto o di propaganda”.

Infine vorrei citare il volumetto del Prof. Fabrizio Galvagni, un’opera organica e completa di trattazione delle vicende politico-militari che si sono verificate sul territorio valsabbino e sulla riviera di Salò nel periodo storico che stiamo trattando.
A lui va il merito di essere riuscito con precisione metodologica e cronologica ad assemblare una serie disomogenea di testimonianze, di relazioni anche di segno diametralmente opposto, reperite non senza difficoltà nelle varie fondazioni e archivi o biblioteche storiche.
Ha così creato un piacevole ed omogeneo testo lasciando al lettore di trarre le proprie conclusioni dopo aver consultato diverse trattazioni dello stesso argomento che, per una ragione o per l’altra non sono sempre improntate ad obiettività di giudizio.

Guido Assoni
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