Don Dino, parroco «anche» a Vestone
di val.

“Se riusciremo a sistemare la parrocchiale in tempo l’ingresso ufficiale avverr a Pasqua, altrimenti lo faremo a met febbraio”. Don Dino Martinelli non si smentisce nemmeno questa volta. Trova sempre il modo di cercare il sorriso.

“Se riusciremo a sistemare la parrocchiale in tempo l’ingresso ufficiale avverrà a Pasqua, altrimenti lo faremo a metà febbraio”. Don Dino Martinelli non si smentisce nemmeno questa volta. Trova il modo di cercare il sorriso anche nel momento in cui diventa arciprete di Vestone.
E’ lui, infatti, il nuovo parroco del centro valsabbino. Incarico che assume sommandolo a quello di pastore d’anime a Nozza.
L’annuncio della nomina da parte della curia vescovile è stato dato ai fedeli nei giorni scorsi.
Don Dino succede a don Luigi Bellini, scomparso nel luglio scorso all’età di 63 anni dopo una breve ed impietosa malattia. Una nomina questa che lega per la seconda volta il percorso sacerdotale di don Luigi a quello di don Dino, che anni fa era già succeduto al “collega” nel guidare le anime di Barghe.

Nativo di Bione, in Valle Sabbia, don Dino ha compiuto la propria formazione nella vicina Lumezzane. Ordinato sacerdote nel 1975, è stato chiamato per un breve periodo a Bovegno, per poi essere nominato curato a Vestone dal 1976 al 1985, dove ha collaborato con monsignor Angelo Pozzi. I
n quello stesso anno è stato incaricato di reggere le sorti della parrocchia di Barghe, ruolo che ha svolto fino al 1999 quanto è stato nominato parroco di Nozza, frazione amministrativa di Vestone.

Ad aiutare don Martinelli nella sua missione pastorale ci sarà don Paolo Morbio, già coadiutore di don Luigi Bellini, al quale è affidata la cura dell’Oratorio di san Giovanni Bosco, importante centro di aggregazione giovanile della realtà vestonese.
“Sempre sorprendenti e misteriose sono le vie del Signore. Sono venuto a voi come “figlio”, torno a voi come “padre” – ha già avuto modo di dire ai nuovi parrocchiani -. Vengo a voi trepidante, conscio dei miei limiti, ma anche con l’entusiasmo di chi ritrova i volti amici di persone che insieme hanno maturato un cammino di fede”.
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