Umberto Eco, l'imbecille e il principio di non contraddizione
di Dru

Se l'imbecille è colui che è infermo di mente, in una conferenza stampa tenutasi a Torino sul valore dello strumento Internet, Umberto Eco ha fatto la figura dell'imbecille. Eccone i motivi


Per Eco uno dei grossi drammi del nostro tempo è l'incapacità di controllo dello strumento, in questo caso Internet, che farebbe la parte della forza dominante, da parte di chi è depositario della verità (non contraddizione) nella società, giornalisti, professori, accademici di ogni scienza e cattedratici di ogni filosofia.

Questa incapacità, da parte di chi è depositario della verità, di un controllo critico del mezzo, produce un dramma (un dramma è sempre una contraddizione irrisolvibile) sociale, evitabile in seno alla società e sua struttura, ricavandone agio dalla propria forza, in questo specifico frangente presupposta, come sopra è presupposta la forza di Internet, secondo Eco, ma anzitutto secondo la regola storica.

Dunque, ciò che Eco e la regola storica non sanno ricavare è appunto dato dalla loro imbecillità sul tema che qui ho sviluppato.

"Copiare bene è una virtù" dice Eco, ma ciò appunto  significa che imitare bene restituisce la forza.

Heritis sicut dii: se mangerai Dio, se imiterai Dio sarai come lui, dice il testo veterotestamentario.

Cioè, Umberto Eco, implicitamente e non mostrando d’accorgersene, e quindi non esplicitamente, senza la coscienza, o presenza, contrappone in 12 minuti di intervista due dimensioni che per volontà, la sua, si combattono sullo stesso piano, il piano della forza: da una parte Internet, con la sua pletora di imbecilli vocianti che, come intende affermare egli stesso, si contraddicono di riga in riga, e dall'altra la società che, per fiducia, riconoscerà, secondo  se medesima, l'errore e si determinerà e funzionerà per proteggersi: forse.

Ma questo determinarsi e questo funzionare
non hanno giustificazione alcuna nell'argomentazione di Umberto, perché in Eco manca l'aspetto storico appunto di queste due voci, "determinazione" e "funzione", che dalla sua regola, dalla regola storica, sono messe fin da principio in discussione, ecco perché quel forse nel capoverso appena concluso.

È proprio perché manca il fondamentale sostegno di queste due dimensioni, a scapito del movimento storico, che le diverse forze si contendono, sul piano della forza, il dominio sulle "cose" tutte, e in questo specifico caso  sul dominio della comunicazione.

La società, caro Eco, è senza verità.


È vero, la società si autoregola e concepisce la soluzione della contraddizione dell'imbecille, insegnando e praticando, nel possibile delle proprie regole, il principio di non contraddizione.

Ma i principi tramontano proprio grazie alla contraddizione
in cui il principio, ogni principio, cala la propria essenza, l'entificazione del niente.

Ogni previsione, ogni teoria, ogni anticipazione dell'ente futuro, come la storia dell'ente passato, è finta potenza, è appunto imitazione come forza, perché prevede là ove è l'imprevedibile, o rivede l'invisibile: vuole possibile l'impossibile, quindi non realizza che nulla, perché a fondamento del suo esistere non predica che il nulla, che si presenta alla coscienza solo come contraddizione appunto.

(Appare forse Cesare in carne ed ossa? Chi dice allora che Cesare sia esistito in carne ed ossa fa professione di fede)

Ulteriore motivo di confusione in Eco è dato dal rovesciamento dell'imbecille.

Infatti egli, in un passaggio dell'intervista, confonde l'imbecille che parla al posto del premio Nobel con l'imbecille che confonde l'Imbecille al premio Nobel, rovesciamento qui (tra imbecilli) che non è dettato da un lapsus, ma da una presa di posizione, imitazione quindi, per la società e contro Internet.

Presa di posizione che non è affatto giustificata e che perde quindi del senso della ragione per prendere, anche volontariamente,  una posizione, dunque non per averla per sé, come ogni ragione fa nei confronti della fede.

La fede religiosa  è un aspetto del fondamento di ogni fede, come la fede scientifica, e cosa è il fondamento di ogni fede? Il fondamento di ogni fede è l'isolamento del mondo (sua volontà) dalla verità del mondo (sua ragione).

Qui però ci vuole filosofia e mi scuso allora con la massa, se di ignoranti, che non sono diversi in questo dall'imbecillità di Eco.

Tutto ciò è evidente, e se volete anche un poco patetico
nei confronti di un uomo come Eco che si professa ragionevole.

Verso la conclusione dell'intervista, quando Eco vuol tradurre una propria volontà in ragione, egli difende la carta stampata sul presupposto di chi oggi detiene i mezzi di comunicazione digitali, che fa, a suo dire, acquisti della carta stampata.

L'imbecillità, o infermità, o isolamento del mondo dal mondo della verità, si mostra in Eco con tutta la sua vera impotenza qui, grazie a me.

Spero di essermi fatto capire, altrimenti pazienza
, altrimenti gli imbecilli siete voi che non capite, cioè non avete gli strumenti per farlo appunto e allora confondete l'imbecille Umberto Eco con Internet o con me, che non temo imbecillità alcuna, riconoscendola come tale.


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