Solo un po' scolorite, quelle macchie di sangue
di Francesco Tomasoni

Sulla strage di Provaglio Valsabbia, riceviamo e pubblichiamo volentieri questo scritto del professor Francesco Tomasoni, provagliese d’adozione


Sulla cima del monte Besume, dal quale lo sguardo spazia a 360 gradi da Sabbio a Odolo, da Bione a Mura, da Preseglie a Treviso Bresciano, dalle montagne del Trentino alla penisola di Sirmione, è stata eretta nel dopoguerra una chiesetta a ricordo di nove giovani partigiani della settima brigata Matteotti catturati dai fascisti nelle immediate vicinanze, sottoposti a duro interrogatorio a Idro e fucilati a Provaglio, in località Cesane il 4 marzo 1945.

Il giorno della liberazione non era lontano, ma i rastrellamenti dei militi della repubblica di Salò si erano fatti ancora più sanguinosi.
Quel gruppo di partigiani si stava trasferendo da Prandaglio, frazione di Villanuova sul Clisi, verso luoghi di montagna ritenuti più sicuri. In un fienile sotto la cima si era rifocillato e aveva trascorso la notte, poi avrebbe ripreso la sua marcia.

Fu sorpreso e circondato dalla quarantesima brigata mobile della Guardia Nazionale Repubblicana
.
Alcuni riuscirono a fuggire nei boschi verso Treviso Bresciano, gli altri furono presi e uccisi dopo atroci sofferenze.

I cadaveri, sporchi di sangue, furono ammucchiati l’uno sull’altro nella stanzetta mortuaria del cimitero.
Poi intervennero le mani pietose delle donne a lavarli e a ricomporli. Un asciugamano fu poi diviso e ciascun pezzo fu consegnato ai familiari delle vittime.

Un pezzo è conservato nel museo della resistenza di Forno d’Ono: le macchie di sangue si sono un po’ scolorite, ma si scorgono ancora bene.
È compito nostro far sì che il tempo non le cancelli del tutto.
L’associazione Monte Besume che conta ormai centinaia di iscritti, in gran parte giovani, si preoccupa di questo.
Da qui la festa del 31 maggio.


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