Dalla Glisenti un ricettario per l'Expo
di Giancarlo Marchesi

I cibi e le ricette della tradizione (povera) della Valle Sabbia in dieci piatti recuperati, studiati descritti e "disegnati", dai ragazzini delle Medie di Vestone



Cogliendo lo spunto del tema affrontato a Expo Milano 2015 «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita», i ragazzi della Scuola media «Fabio Glisenti» di Vestone, guidati dall’infaticabile Nica Ghidinelli, docente di arte e immagine nell’istituto diretto da Mariuccia Mascadri, hanno riscoperto i cibi e i sapori custoditi nelle ricette della tradizione culinaria sabbia, presentando dieci piatti legati, come si una dire ora, alla «cucina di territorio».

Un territo, quello valsabbino, estremamente «avaro» dal punto di vista agricolo, con la presenza di boschi e prati scoscesi, dove il terreno da lavorare era situato solo nei pressi del nucleo abitato e dove la proprietà fondiaria era frammentata in innumerevoli fazzoletti di terra: ciascuno lavorava il proprio fondo senza però riuscire a far fronte ai bisogni alimentari della famiglia.

Difettavano in particolare i prodotti dell’aratorio, specialmente i grani che trovavano nella valle un ambiente quasi ostile: secondo una puntuale inchiesta compiuta da Karl Czoernig nei primi decenni dell’Ottocento, nella zona agraria della media e alta Valle Sabbia la superficie destinata alle coltivazioni era di oltre un terzo inferiore rispetto a quella totale.

Sempre Czoernig ci informa che una famiglia agricola valsabbina composta da cinque individui consumava in un anno otto chilogrammi (un peso bresciano) di carne di maiale insaccata, metà vitello e cinque polli.

Tenuto conto di questo, se si esclude lo spedo, il resto delle pietanze locali era estremamente povero.
Non a caso i ragazzi della «Glisenti» ci presentano piatti frugali, realizzati con l’impiego di materie prime estremamente semplici: dal mais al latte, alle erbe di montagna.

Ecco allora che il ricettario elaborato dai giovani studenti ci propone i malfatti, i «casoncelli», le «foiade» - una pasta al forno tipica della località vestonese di Promo - e polenta e latte, il piatto chiamato localmente «menés», consumato dalle famiglie dei carbonai.

Il cappone era gustato solo durante le feste solenni, sostituito durante l’anno – come ci indicano gli studenti della «Glisenti» - dal «cappone di magro», piatto realizzato con semplici verze, pane grattugiato, formaggio, uova e aromi vari.

Una ricerca, quella guidata dalla professoressa Ghidinelli, che oltre a presentare  le ricette della tradizione ha voluto proporre una serie di coloratissimi disegni a tema realizzati dagli stessi alunni.


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