Donne, lavoro e tanti ricordi
di picat

Sarà presentato domenica pomeriggio a Palazzo Morani a Prevalle il libro “Mani di donna tra rocche fusi e telai”, che racconta il “piccolo mondo antico” delle lavoratrici tessili prevallesi


Avrà luogo domenica 8 marzo nella giornata speciale per le donne
la presentazione ufficiale del libro curato dall’Associazione Culturale “I Giorni”: “Mani di donna tra rocche fusi e telai”.

E’ il frutto di un lavoro di oltre due anni che raccoglie i ricordi appassionati di 29 lavoratrici di Prevalle tra i 52 e i 90 anni ed offre uno spaccato di umanità ricchissima attraverso il racconto che ha al centro l’attività lavorativa.
Si tratta di donne che hanno dedicato molti anni della loro vita al lavoro presso il Lanificio di Gavardo o presso il Cotonificio di Villanuova, i due poli dell’industria tessile – oggi completamente dissolta e rimpianta – presenti sul territorio.

Sono memorie che ricostruiscono un universo di vita famigliare, di rapporti sociali e personali oltre che lavorativi. Racconti che talvolta si fanno confidenze ammiccanti, entusiastiche, nostalgiche e anche dolorose da parte di  donne che con grande entusiasmo hanno aperto le loro case e i loro cuori alle biografe volontarie dell’associazione.

L’entrata in fabbrica in età spesso adolescenziale, le amicizie e la faticosa routine del lavoro si fondono con le aspettative dei progetti matrimoniali. Il pensionamento o la partecipazione al declino delle due grandi industrie; l’evolversi del lavoro e l’innovazione tecnica, il salario, i trasporti, la mensa, tutto si amalgama in un grande affresco di vita sociale  che ha una felice e originale prospettiva: quella delle donne lavoratrici.  Eccone un assaggio:

Avevo ventidue anni, un’età decisamente maggiore rispetto alle ragazze che entravano allora in fabbrica dato che, in genere, si veniva assunte a quattordici anni o anche  meno, ma prima ero stata a servizio da una famiglia. “Sei qui in prova per una settimana”, mi avevano detto. Sono rimasta al CBO per trentaquattro anni!

Consegnavo tutti i soldi in casa e mi lasciavano 500 lire: eravamo in tanti e non ho mai avuto niente, mai, mai. Lavoravamo io e mia sorella e c’era talmente bisogno di tutto che non pretendevo nulla. Mi bastavano le 500 lire con cui mi comperavo le calze che mettevo alla mattina e, magari, si rompevano subito; non parlo di trucchi perché allora non si usavano, comperavo solo le calze.

Mi è spiaciuto abbandonare la fabbrica: sarebbe stato meglio rimanere…Che dispiacere! Aver lasciato il mio mestiere, le amiche, la possibilità di stare un po’ fuori, pur lavorando, per rinchiudermi in casa a faticare e a ubbidire. E’ il più grosso rimpianto della mia vita.

Il mondo del lavoro e la fabbrica, luogo di fatica ma anche di sensazioni e ricordi indelebili hanno suscitato una partecipazione particolarmente vivace a questo progetto.

L'Associazione Culturale I Giorni, dopo aver curato la pubblicazione dei volumi “Ricordi... Ninetta” nel 2008, “Mosina: voci e volti della contrada” nel 2011 e “Cara maestra, Caro maestro raccolta di storie di insegnati della scuola elementare” nel 2014, si accinge a pubblicare e presentare questi nuovi racconti autobiografici delle operaie tessili prevallesi.

L’appuntamento è domenica 8 marzo, alle ore 15.30 a Palazzo Morani.

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