Un museo del libro in valle Sabbia: una sfida realizzabile?
di Alfredo Bonomi

Quando si scrive sulla valle Sabbia ci si sofferma poco sui “creativi” che, nel corso dei secoli, con il lavoro e l’ingegno, hanno prodotto “fatturati di qualità” riuscendo ad imporsi nel contesto di sofisticate e difficili ragnatele commerciali e culturali


E’ il caso degli stampatori dopo l’invenzione della stampa a metà del 1400 che ha permesso la diffusione dei libri e del sapere.
E’ stata una vera rivoluzione culturale, paragonabile a quella prodotta dalle attuali tecnologie informatiche.

Un nutrito gruppo di valligiani, smentendo il luogo comune del “valligiano, uomo solo di braccia e di pesante lavoro”, ha contribuito in maniera significativa a questa diffusione, operando sin dai primi anni del 1500 a Venezia, “capitale europea indiscussa dell’editoria e della cultura del libro” sicuramente per quasi centocinquant’anni, a partire dagli ultimi decenni del 1400 sino alla prima metà del 1600.
Solo recentemente si sta riservando un’adeguata attenzione al ruolo avuto da Venezia ed in molti altri centri italiani dagli stampatori valligiani.
Scorrendo la geografia della Valle si incontrano i paesi d’origine di molti di questi “artigiani dell’ingegno”, partiti giovani in cerca di lavoro e diventati imprenditori di notevole spessore.

Da Presegno sono venuti i Presegno, da Lavenone i Ginamni, da Navono Troiano Navò, attivo anche a Regusa, da Nozza Bartolomeo Fontana, da Bione Mattia Cancer, uno dei più dinamici stampatori della Napoli del ‘500, da Vobarno i Bertelli, da Gazzane i Lantoni ed i Bonfadini, da Soprazocco i Bizardi, Antonio Rizzardi, i Sarzina, i Pavoni, ed ancora Comin Presegno.

Si potrebbe continuare, ma s’impone il caso di Sabbio Chiese, unico in provincia di Brescia.
E’ proprio da questo paese che molti giovani, a partire dal primo decennio del 1500, si sono portati a Venezia in cerca di lavoro seguendo il flusso dei commercianti di carta prodotta nella valle di Toscolano, ma anche nel centro valligiano.

Dopo un duro tirocinio nelle più affermate stamperie cittadine sono diventati dinamici ed intelligenti stampatori, veri “impresari di cultura” che hanno lasciato un’impronta ben definita nella storia dell’editoria italiana.
E’ veramente strabiliante il numero delle famiglie sabbiensi dedite a quest’arte.

Il ventaglio è assai vasto.
Gli studi fino ad oggi intrapresi hanno messo in luce i nomi dei Nicolini, dei Tini e dei Gelmini, dei Ventura, dei Boscarini, degli Antoni, dei Bericchia, dei Pelizzari, dei Carampelli, dei Bonibelli, ai quali probabilmente va aggiunto anche Giovanni Paoli, il primo a portare l’arte della stampa in America, precisamente a Città del Messico.
Hanno conquistato i mercati editoriali più prestigiosi per quell’epoca, da Venezia a Ferrara, Trento, Bergamo, Milano, Roma, Napoli, Campobasso, Messina, Brescia, ma pure Oltralpe.

Adeguate ricerche permetteranno sicuramente di aggiungere altri nomi ed altre conquiste editoriali. Una cosa è certa: non furono semplici stampatori, ma “agenti di cultura” a pieno titolo e questo contribuisce a smentire il ruolo di una valle “appartata” e dedita soltanto alla lavorazione del ferro.

Se questa è la storia, richiamata assai succintamente, cosa può rimanere oggi di una così luminosa esperienza, in un presente nel quale si punta sulla qualità del prodotto e dell’ingegno?

Cosa può insegnare oggi questa “storia”?
Una risposta c’è, anche se sembra di difficile realizzazione, ma la forza delle idee elimina gli ostacoli mentre la quotidianità senza fantasia non vince mai.
L’idea è quella di realizzare in valle, e naturalmente a Sabbio Chiese per il ruolo avuto dal paese nella “storia degli stampatori”, un museo del libro antico che chiami a sintesi questa “vicenda d’ingegno” che ha portato in alto il nome della valle Sabbia per ben due secoli, dal 1500 alla fine del 1600.

Non si tratta di immaginare un museo “ammuffito” e fisso, con soli libri, ma di fare della preziosa raccolta delle “cinquecentine” valligiane l’occasione per creare un nucleo attivo, aperto alle esperienze didattiche, a convegni tematici, a conferenze di qualità, ad un discorso del valore della carta accanto all’informatica, in rete con altri musei attivi sullo stesso tema.
Ci sono gli esempi di Fabriano, la culla della produzione della carta e, più vicino a noi, della valle delle Cartiere a Toscolano, meta fissa per i turisti che visitano il lago di Garda.

Il “museo del libro antico” quindi come sfondo culturale non solo per ricordare il passato di qualità di un paese, in questo caso Sabbio Chiese, (che non sarebbe comunque cosa da poco!), ma come elemento dinamico all’interno di un percorso culturale ed artistico della Provincia di Brescia.

In sintesi
, una nuova attrattiva per turisti che dal Garda risalgono la valle Sabbia ed uno strumento di educazione delle menti creative delle nuove generazioni, che non possono essere lasciate alle banalità che abbondantemente popolano le “cosiddette” offerte culturali e ricreative.
I giovani comprendono più di quello che gli adulti percepiscono e ne trarrebbero sicuro beneficio.

Certo, è una sfida
, ma perché non iniziare il 2015 proprio con l’idea di affrontarla?

Alfredo Bonomi


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