Rubini Falck: nuovo Cda con polemica
di Ubaldo Vallini

Accuse di incompetenza, di mancato rispetto delle regole democratiche e di inaffidabilità. Il rinnovo del Cda della Fondazione Irene Rubini Falck di Vobarno, voluto dalla nuova amministrazione comunale, sta creando non pochi malumori


Malumori che serpeggiano soprattutto nelle file della minoranza in Consiglio comunale.

Abbiamo dunque chiesto al sindaco, Beppe Lancini, cosa sta accadendo e soprattutto quali sono stati i criteri per l’elezione della nuova compagine alla guida della struttura vobarnese.

«L’idea era quella di cambiare completamente la squadra, introducendo elementi giovani capaci di dare un impronta diversa alla gestione della struttura. In questo abbiamo voluto coinvolgere la minoranza perché è consuetudine che un membro del Cda venga designato dalla compagine minoritaria in Consiglio comunale. Loro però hanno insistito su un unico nome, quello del presidente uscente, rispondendo picche alla nostra sollecitazione ad indicarne uno nuovo. Così abbiamo fatto da soli, senza mancare di rispetto a nessuno statuto e a nessun regolamento».

Di diverso avviso la minoranza, che in Consiglio è rappresentata da Paolo Barbiani: «Si tratta di una struttura d’eccellenza che poco più di un mese fa, fra le lodi sperticate anche degli attuali amministratori, ha inaugurato il nuovo Centro prelievi, l’ennesimo risultato raggiunto dagli amministratori, ai quali invece è stato dato il benservito».

Questi i componenti del nuovo Cda: Beppe Valdini è il presidente, il suo vice è Mirelia Labellottini, poi ci sono Mauro Baccinelli, Alessandro Bertelli ed Elena Di Fulvio.

«Nessuno di loro ha esperienza nell’amministrare quella struttura – aggiunge Barbiani -. Impareranno certamente, ma sarebbe stata più opportuna una presenza di maggioranza e minoranza del vecchio consiglio per accompagnare il ricambio.
Nessuna azienda liquiderebbe in blocco il suo gruppo dirigente, affidandone la gestione a neo assunti. A maggior ragione se le cose hanno sempre funzionato al meglio».

«Un’altra preoccupazione nasce dal fatto che nel nuovo CdA non c'è nessuna presenza che conosca le problematiche e lo stato dei progetti elaborati negli ultimi anni e l'apprendistato in questi ruoli non esiste: da subito, o sei dentro i meccanismi e li domini, oppure saranno diversi soggetti  a tirare le fila. Altro che autonomia del Cda».


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