Per Luciano Manarì

Ottanta tondi tondi. S’era per lui avrebbe scavallato i cento.
Sprizzava energia e giovialità. La vita per lui era una cosa da addentare, da percorrere, da godere. Insieme alle persone giuste.
La famiglia, i colleghi, gli amici degni.  

In Valduppo aveva attrezzato il suo resort. Che poi sarebbe un baitél con uso di cucina. E che cucina!
I suoi spiedi hanno cementato legami indistruttibili nell’arcipelago di professori, presidi, precari e personale vario gravitante nel savallese. 
A fine giugno tutti da Luciano a consacrare un anno di affiatamento. Veniva anche Don Ottorino, fiero e irrinunciabile antagonista. Col suo vin santo.

L’avevo conosciuto tanti anni fa. Faceva il bidello. Ma ciao! Il prototipo valsabbino di bidello imprenditore.
Alle cinque di mattina la sua spazzolatrice andava già a cento. Poi passava a scuola. Dopo aver parcheggiato il suo fiammante Bmw. Praticamente un relax.

A Brunetta sarebbe scoppiata la bile. Lui la sua parte la faceva a puntino, ma guai a costringerlo all’inerzia di ore ed ore.
Si inventava incarichi e missioni. Fuori da quelle mura, please. Si sentiva in credito con la società. A suo tempo aveva sacrificato un occhio al mito del laurà e s’era caricato il fardello di invalido.

Nel ’90 la compagnia s’è sciolta. Ma gli appuntamenti di giugno sono andati avanti. Fino a una  graduale e ineluttabile resa a pressioni, colesteroli, trigliceridi e glicemie varie. 
Lui, il Luciano, era  un po’ di anni che si azzuffava con valvole e by-pass. A commento ci mollava una risata. Grassa e tonante. Come le canne del suo dodici preferito. 

L’ultima cartuccia l’ha canàta. Pazienza, il carniere della vita l’aveva riempito tante volte. Gli sia lieve la terra.

Un abbraccio a Sara, Sergio, Luisa  e  Angiolina .

Con affetto, Pino

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