Roberto punta sui bastoncini e va avanti
di Ubaldo Vallini

La comunità idrense e valsabbina ieri si è stretta attorno ai due Roberto, per aiutarli ad accompagnare Sara nel suo ultimo viaggio. Intanto da Brescia, per le condizioni di mamma e figlio, arrivavano segnali di speranza



«Il mistero della vita, quando la morte giunge improvvisa e colpisce le persone più care, soprattutto quelle sulle quali fai affidamento per il futuro, diventa impenetrabile e misterioso. E la ragione umana non può nulla sulla realtà, che ci mostra inesorabile la nostra impotenza. L’unico sostegno ci può venire dalla preghiera nella quale riversiamo tutto il nostro pianto e l’affetto, certi che la nostra Sara è là, in quella che giustamente chiamiamo la nostra Patria, e che già ne sta godendo appieno».

L’omelia del parroco, don Fabio Peli, faticava ieri a stemperare il grande senso di commozione col quale l’intera comunità, e non solo quella di Idro, ha accolto in San Martino la salma di Sara Silvestri per accompagnarla nel suo ultimo viaggio.
La bara, giunta dall’obitorio dell’ospedale di Gavardo, è entrata nella parrocchiale poco dopo mezzogiorno.

Un po’ alla volta, a migliaia, le persone si sono date il cambio per portare alla giovane scomparsa l’ultimo saluto, a papà Roberto e a Roberto il fidanzato, una parola di conforto.
Ben prima delle 17, l’ora fissata per il funerale, in chiesa non ci si entrava più. Affollato era anche il piazzale antistante.

«Maggiore è la prova, più grande è l’insegnamento – ha continuato don Fabio -. La sofferenza per la morte di Sara ci porta a comprendere che le cose di quaggiù sono temporanee ed incapaci di corrispondere ai nostri desideri. Compiamo dunque del bene, finche ne abbiamo la possibilità, sarà questo a costruire i gradini della scala che ci porterà ad ascendere alla pienezza e alla felicità».

Sul finire della funzione, le parole con le quali Sara è stata salutata dagli amici, che hanno ricordato il suo sorriso, convinti che lei sia sempre presente e solo si sia spostata «nella stanza accanto», hanno strappato l’applauso quasi liberatorio dei presenti.

Poi il rito triste della sepoltura,
dopo il breve viaggio lungo il viale che porta al vicino cimitero, con la bara a spalle, quando non pochi hanno dato libero sfogo al pianto.
Come una roccia di quelle che ha sempre amato scalare, così è stato Roberto. Sostenuto nella fatica del cammino da due bastoncini da trekking, ma soprattutto dall’affetto di tutti, tutto per lui.

Chi se lo sarebbe mai potuto aspettare un dolore così grande.
Lo schianto di martedì alla Breda di Mura, in un attimo gli ha portato via la figlia e ridotto in fin di vita moglie e figlio.
Ma a fatica si può ricominciare. Si deve.

I segni sono chiari, due quelli di ieri mattina: dalla Poliambulanza di Brescia la notizia che il figlio sedicenne Alessandro era uscito dalla Rianimazione; al Civile la decisione dei medici di operare la moglie Lauretta, certo una nota positiva dopo i due giorni trascorsi fra la vita e la morte.

Bisogna reagire, ritrovare la speranza, mamma e figlio fanno affidamento su di lui e questo Roberto lo sa: punta sui bastoncini e va avanti.

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Aggiornamento ore 8

Ci siamo sbagliati e ce ne scusiamo con i lettori ed i diretti interessati: il sacerdote era don Bruno.
Il parroco don Fabio era assente perchè impegnato in un pellegrinaggio in Terra Santa.
Ma la sostanza delle cose non cambia.
Grazie a chi ci ha segnalato l'errore.



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