Che fine faranno barriere e rospi a Cariadeghe?
di Lorenzo Papa

E' la domanda implicita nella fotografia inviataci da un lettore, che impietosa ritrae le pessime condizioni delle barriere salvarospi posizionate meno di un anno fa



Quello all’interno del Monumento naturale di Cariadeghe a Serle, realizzato la scorsa primavera, era il quarto intervento di una certa consistenza attuato sul territorio provinciale a protezione degli anfibi: dopo Idro, Nave e Lumezzane, più recentemente Clusane di Iseo.

Prima la sistemazione di un paio di stagni (nelle località «Ruchì» e «Méder» - ma con l’intenzione di farlo anche in un’altra manciata di pozze sparse sul territorio - poi la realizzazione di sottopassi e la posa di centinaia di metri di barriere in plastica riciclata.

Tutto grazie ad uno specifico finanziamento regionale ottenuto dal Consorzio di gestione, per evitare che il rospo comune, ma anche le rane dalmatine e quelle verdi, nonché il bellissimo tritone crestato, durante la stagione riproduttiva quando cioè si spostano in massa, non possano essere “arrotati” dalle auto in transito.

«Cosa succederà adesso? - ci chiede il lettore che ci ha inviato questa impietosa fotografia -, quelle barriere ormai distrutte verranno ripristinate o almeno smaltite?».

Non sappiamo cosa rispondere.
Sappiamo che manca poco alla stagione dell’innamoramento dei rospi.
Sappiamo che il Consorzio di gestione dell’Altopiano è stato sciolto da poche settimane, per altro contro il volere degli amministratori comunali e valsabbini, perché considerato ente inutile dalla “spending review”.
Sappiamo che la naturalità dell’Altopiano di Cariadeghe è però ancora lì, tutta da gestire, e non sappiamo bene come. Altro non sappiamo.

. Foto:
- la prima scattata il 22 febbraio di quest'anno
. la seconda a marzo dello scorso anno


 
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