La verità di Mirko
di Ubaldo Vallini

«Voleva prendermi il fucile e all'improvviso è partito il colpo. Volevo solo fermarlo». Mirko Franzoni dal carcere di Brescia si difende dall'accusa di omicidio volontario


L’albanese di 26 anni ucciso sabato sera a serle si chiamava Eduard Ndoj, alle spalle alcuni precedenti per furto.
Mirko gli ha sparato col  fucile utilizzato quella stessa mattina per una battuta di caccia al cinghiale, ma continua a ripetere di non averlo fatto intenzionalmente.
 
Di ciò che è successo quella notte, con dovizia di particolari, ne ha parlato a lungo con i suoi avvocati che sono Federico e Gianfranco Abate.
Ha raccontato di come sono fuggiti quando avvisato dalla vicina è entrato in casa per sorprenderli, di come ha inutilmente cercato di inseguirli, del rientro a casa dove ha trovato tutto a soqquadro e di quel fucile che si è messo in spalla per andare a cercarli in giro per il paese.
Una volta in strada nota un’auto con la targa di un’altra città, sospetta che possa essere quella dei ladri e si mette in attesa.
 
Due ore dopo il furto l’appostamento dà i suoi frutti.
Ecco le due sagome che si avvicinano. Una torna verso il bosco e sparisce, l’altra fugge in un vicolo che però è cieco.
Il ladro prova a scappare arrampicandosi su per una grondaia. Mirko gli urla di fermarsi, di restituirgli le sue cose.
 
Solo a quel punto chiede al vicino che si affaccia alla finestra di chiamare i carabinieri.
Mentre l’altro compone in 112 - dice Mirko - Edwuard gli si fa incontro e cerca di spostargli il fucile per riprendere la fuga.
E’ a quel punto che parte il colpo che non dà scampo all’albanese di 26 anni.
In tasca gli trovano qualche monile e le chiavi della macchina.

Mercoledì è in programma l’interrogatorio di convalida dell’arresto e sempre per mercoledì è stata disposta l’autopsia della giovane vittima, che fornirà elementi chiave per la ricostruzione di quanto è effettivamente accaduto a Serle: quale sia stata la distanza dello sparo e la posizione reciproca di Franzoni e del ladro in quel momento.
 
Ieri sera il paese si è riempito di striscioni di solidarietà al giovane meccanico: «Mirko siamo con te» si legge sulle lenzuola bianche appese ai tornanti che salgono dalla pianura verso l’Altopiano.
Tutti a Serle sono convinti della buona fede di Mirko e che non era sua intenzione uccidere, che la causa della tragedia sia da attribuire ad una situazione di tensioni e ruberie ormai insostenibile.
 
 
Vedi anche:
Parte un colpo ucciso un ladro
Omicidio volontario
 
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