Caffaro: la storia del ponte
Botta e risposta fra un lettore e l'amministrazione comunale di Bagolino, in merito alla decisione di sostituire con una rotonda l'attuale ponte di confine


Caro direttore,
Nei giorni scorsi sul Giornale di Brescia ho letto una lettera a firma del signor Massimiliano Colonetti che riguardava la nostra scelta, come amministrazione comunale di Bagolino, di sostituire l'attuale ponte sul fiume Caffaro con una più funzionale rotonda. Progetto finanziato con i fondi Odi, come voi avete correttamente scritto.
Ho inviato al direttore del Giornale di Brescia la mia risposta, ma non è stata pubblicata.
Lo potete fare voi?
 
Enzo Melzani
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Questa la lettera apparsa sul GbB

Se una rotonda cancella la storia
 
Ho letto il vostro articolo della distruzione del ponte Caffaro, la storia si cancella con una rotonda.
Antefatti, il cane dell’Esercito Italiano Caffaro s’intromise nel celebre duello sorto fra il tenente Giovanni Battista Cella dei bersaglieri volontari e il capitano boemo Rudolf Ruzicka della 12ª Compagnia del Reggimento «Principe di Sassonia» che si affrontarono sul «Ponte» in un vigoroso corpo a corpo, alternato da colpi di sciabola, magistralmente descritto nei racconti dello scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba.
 
Rimasti entrambi feriti, il capitano Ruzicka, nonostante fosse difeso dal solo trombettiere Lusk, poiché tutta la sua truppa si era ritirata più in là a debita distanza, fu colpito dapprima da una baionettata alle natiche infertagli dal volontario Giovanni Trovaioni detto il Rosso di Trento, soldato della 2ª compagnia di Tommaso Marani, poi da una morsicatura del cane bulldog Caffaro al seguito delle camicie rosse e alla fine, malconcio, dovette arrendersi prigioniero.
Caffaro nella mischia addentò pure i polpacci del tenente austriaco Suchonel, che si difese a sciabolate, ferendolo.
 
Un ponte che viene spesso celebrato nella storia d’Italia per il passaggio dei Garibaldini, verrà messo fuori uso da una rotonda stradale.
E i promotori sono i dirigenti del Comune, un Comune che non conosce la propria storia.
 
Massimiliano Colonetti
Brescia

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Questa la mia risposta

Egregio direttore,
ho letto nei giorni scorsi sul suo giornale una lettera dal titolo “Se una rotonda cancella la Storia”.
Le chiedo, in qualità di vice sindaco del Comune di Bagolino e principale ideatore della citata “Rotonda sul ponte” di replicare e smentire quanto scritto dal sig. Massimiliano Colonetti.

Il ponte sul torrente Caffaro è costruzione oggetto di antiche vicissitudini, legate alla storia delle comunità che per secoli si sono affacciate su rive opposte.
I primi documenti storici testimoniano la presenza di una passerella, rustica e malsicura, percorsa del romano Livio, venuto a sfruttare le miniere di ferro e d’argento del “Gevero”, nome dal quale si presume derivi il nome Caffaro.
Le cronache medioevali narrano di secolari lotte tra i Bagolinesi ed i Conti Lodron colpevoli, questi ultimi, di deviare a più riprese il letto del torrente dal ponte fino al delta nel Lago D’Idro, con l’intento di annettersi le fertili terre del Pian d'Oneda, bonificate dei frati Benedettini nel tredicesimo secolo.
 
Nell’anno 1753, con il trattato di Rovereto, la Repubblica di Venezia, alleata dei Bagolinesi, ed il Principato Vescovile di Trento, alleato dei Conti Lodron, definirono l’attuale confine erigendo un ponte ligneo, in prossimità del Palazzo Caffaro Lodron, e picchettando con cippi in pietra granitica il definitivo confine.
Furono assegnate le terre a nord ai Conti Lodron e quelle a sud alla Comunità di Bagolino.
Da allora con ricorrenza ciclica l’originale ponte in legno è stato più volte oggetto di crolli, a seguito di alluvioni, e di successive precarie ricostruzioni.
 
L’inondazione documentata il giorno 6 novembre 1906 fu devastante, sia per il ponte che per gli argini del torrente Caffaro.
Successivamente il regno D’Italia e l’Impero Austro Ungarico, faticosamente si accordarono sulla realizzazione di un ponte carrabile in acciaio, assemblato in opera con chiodi battuti a caldo, secondo la tecnologia costruttiva in auge all’epoca.
Furono rettificati gli argini del torrente e realizzate nuove robuste spalle di sostegno, circa cento metri a valle dell’ubicazione storica, come documentato da fonti storiche e fotografie d’epoca.

Il ponte sul torrente Caffaro è la demarcazione del confine tra le regioni: Lombardia e Trentino Alto
Adige, quindi tra le province: Brescia e Trento. 
Costituisce tuttavia l’anello di congiunzione tra due comunità, quella di Bagolino BS e di Storo TN che seppur sotto bandiere diverse, hanno sempre condiviso la difficoltà di vivere decentrate, alla periferia lontane dai rispettivi luoghi di potere e dai relativi benefici. Unite dallo stesso destino la comunità bresciana di Ponte Caffaro e quella trentina di Lodrone negli ultimi decenni hanno sviluppato intensi rapporti socio – economici, consentendo di incrementare il numero dei rispettivi residenti. L’effetto è stato quello di incrementare l’area edificata fino ad unirsi in prossimità del Ponte sul Torrente Caffaro in località Conventino.

Ho letto con attenzione e con stupore quanto scritto dal Sig. Colonnetti non scoprendovi per la verità nulla di nuovo essendo la storia conosciuta da chiunque a Ponte Caffaro come a Lodrone, trovandovi anzi “imprecisioni” cui non si può nemmeno attribuire l’attenuante della buona fede poiché scritte da un esperto di storia locale quale il sig. Colonnetti ritiene di essere.

Il ponte citato nella lettera e teatro dell’impresa riportata è infatti sparito, spazzato via dalla rovinosa alluvione del 6 novembre 1906 e si trovava un centinaio di metri più a monte rispetto all’attuale ponte.
Non ha nulla a che vedere, per posizione, tipologia costruttiva, e per periodo di edificazione con il “nuovo ponte” costruito nel ed 1913 ed oggetto di questo intervento dell’Amministrazione comunale. 
Ponte costruito, ribadisco oltre quaranta anni dopo gli eventi da  riportati ed in altra posizione.

Esitono innumerevoli rappresentazioni d’epoca che ritraggono il ponte dell’episodio a tutti noto e citato della guerra dei garibaldini dalle quali risulta evidente che lo stesso si trova molto più a monte dell’attuale in corrispondenza dell’ingresso di Palazzo Lodrone.
Per verificarlo sarebbe bastato, ad esempio, dare un occhiata al bar storico che si trova proprio vicino al ponte sulla sponda bresciana dove avrebbe notato, al suo interno, appeso un quadro che ritrae proprio questo episodio.

Nonostante la palese inconsistenza delle giustificazioni storiche riportate dal Sig Colonnetti, desidero comunque rassicurare che non è intenzione di questa Amministrazione  provvedere a cancellare la memoria delle nostre comunità.
Puntiamo al contrario a rivalutare, valorizzare ed incentivare la permanenza e la qualità della vita della gente di questo territorio e non solo. E’ evidente che una rotonda permetterà di immettersi su una strada statale (237 del caffaro) in piena sicurezza senza rischi ed eliminando quegli incidenti (gravi o leggeri che siano) di cui il nostro territorio spesso è caratterizzato. Probabilmente la storia, ad una lettura non superficiale insegnerebbe anche questo.
Anzi, proprio perchè NOI il territorio lo viviamo e la storia della nostra comunità ben conosciamo, ci permettiamo di intervenire alla realizzazione di un opera fondamentale per la permanenza in sicurezza sul nostro territorio.

Mi permetta sig. Massimiliano Colonetti, la sua lettera risulta talmente inqualificabile da un punto di vista storico che è lecito giustificarla solo come l’ennesimo ricorrente appello a favore della politica del “non fare” oggi di moda per mantenere i territori periferici privi di infrastrutture ed arretrati a tutto beneficio di altre zone della Provincia e non solo alle quali probabilmente lei appartiene.

Mi scuso per lo sfogo ma essendo un amministratore da ormai dieci anni ritengo che le comunità locali siano sufficientemente “adulte” per intervenire con consapevolezza sul proprio territorio, senza la necessità di interventi “saccenti” sulla storia locale a beneficio dei sempliciotti locali che necessitano delle illuminanti colonizzazioni culturali degli esperti di turno.

Mi fa piacere, al contrario, vedere chi (visitatore o turista che sia)  trascorrendo del tempo sul nostro bellissimo territorio, cerca di conoscerne le peculiarità, le specificità ed anche la ricchezza storica di quanto visita.
Evidentemente è assai meno piacevole scoprire che qualcuno si permette di scrivere e disquisire di aspetti di una comunità che pensa di conoscere ma che in realtà non conosce o conosce, solo attraverso le pagine di qualche libro. 

Ringrazio ancora per lo spazio che mi è stato concesso e porgo distinti saluti
 
Melzani  Enzo – vice sindaco del Comune di Bagolino

 
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