Per l'amico Mauro Panzera
di Pino Greco

Mauro Panzera, il nostro Mauro, aveva l'aura dell'intellettuale. Fatto e finito. Per anni siamo stati colleghi. Stesse cattedre, stessi registri. Talvolta stessi alunni...


... Professori di scuola media a Casto. Ciao! Ma lui viaggiava su un altro pianeta.
 
Studi filosofici e critica d’arte. Ma non in un posto qualsiasi. Formazione e prime esperienze a Firenze. La città degli interessi. Il luogo dell’anima.
Ne rivelava  gli echi nella parlata e in certe locuzioni vagamente snob. Ne ha conservato a lungo anche  un approdo in piazza Santa Croce. Centro del centro. Rifugio insostituibile per rigenerarsi a contatto con la sua incubatrice della cultura e dell’arte.
 
Era cresciuto nel cuore rugginoso e operaio della Valsabbia, ma non gli cavavi un pòta neppure per sbaglio.
Aveva il dono della parola. Fluente per i registri bassi. Raffinata per le digressioni colte.
Gli invidiavo quella sua capacità di inerpicarsi sulle sommità di certe riflessioni, salvaguardando l’accessibilità concettuale e l’immediatezza comunicativa.
 
Sull’arte, le sue epoche, i suoi protagonisti possedeva una conoscenza profonda e riusciva a tradurla in argomenti rigorosi e lineari. Comprensibili.
E non se la tirava più di tanto. A scuola tirava la carretta come tutti e non disdegnava l’ascolto, a volte problematico, di garbugli adolescenziali e di complessità familiari.
Sempre con la sensibilità di chi ha maturato precise convinzioni pedagogiche su un sostrato ideologicamente definito, ma si rende sempre disponibile alla mediazione con un contesto spesso diffidente e refrattario.
 
Nei post- collegi ci si ritrovava alla grande.
Ecco, a tavola Mauro recuperava tutta l’autenticità  paesana. Spiedi, casoncelli, tiragne. Grappe e groppelli. Tutta la declinazione della lussuria gastronomica valsabbina sostenuta da atmosfere grasse e vocianti.
E in conclusione l’immancabile, ammorbante Gauloise. Un vezzo che gli perdonavamo volentieri.
 
Forse non sono stati altrettanto indulgenti i suoi polmoni. Fino a tendergli un agguato perfido e definitivo. Dolorosamente prematuro.
Un abbraccio a Carlo e alla sua amata Ginetta.
 
Pino Greco
Brescia, 5.giugno 2013
 
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