La pala restaurata
di Giancarlo Marchesi

Grazie all'interessamento di Alberto Vaglia è stata restaurata la pala dedicata alla «Madonna del Rosario e Santi», della chiesa parrocchiale di San Lorenzo in Presegno, frazione montana di Lavenone

 

L’attaccamento alla propria terra e alla cultura che questa ha espresso si tramandano, molto spesso, di padre in figlio. È il caso. Per esempio, di Ugo e Alberto Vaglia: il primo è stato uomo di cultura e delle istituzioni, che ha valorizzato la Valle Sabbia, grazie alla realizzazioni di saggi e monografie storiche. Il secondo, Alberto, dopo avere operato come primario di malattie infettive presso l’Ospedale di Treviso, da quando ha lasciato la struttura ospedaliera veneta si è dedicato al servizio della cultura.

Come presidente dell’Associazione amici della Fondazione civiltà bresciana ha promosso incontri e conferenze, oltre a sostenere svariate pubblicazioni. Queste nuove incombenze rivolte alla cultura e la profonda devozione verso la Madonna del Rosario, hanno spinto Alberto Vaglia ad attivarsi per restaurare la pala dedicata alla «Madonna del Rosario e Santi», conservata presso la chiesa parrocchiale di San Lorenzo in Presegno, frazione montana di Lavenone.

Sostenuto da don Fabio Peli, Alberto Vaglia si è speso per trovare le risorse economiche che consentissero la valorizzazione di questa preziosa tela. A favore dell’iniziativa è intervenuta la Camera di commercio di Brescia, ente economico che fu presieduto, in passato, da Ugo Vaglia.

Proprio il padre di Alberto, in un lavoro sugli artisti e artigiani valsabbini, aveva attribuito la tela della «Madonna del Rosario» a un certo Avisius Benet. Le operazioni di restauro, condotte presso il laboratorio di Romeo Seccamani, hanno permesso ora allo storico dell’arte trumplino, Carlo Sabatti, di sciogliere correttamente l’abbreviazione della firma dell’artista, tanto da attribuire l’opera a Luigi Benfatto, detto Alvise del Friso, nipote del grande pittore Paolo Caliari detto il Veronese.

Parecchie sono le opere che attestano l'attività del Benfatto a Venezia e nella zona della bergamasca. Da questi lavori emerge la costante riproposizione, da parte dell’artista, della grande arte del Veronese da cui non seppe disancorarsi, neppure quando cercò di avvicinarsi a Palma il Giovane e ai seguaci di Tintoretto. Tutto questo a riprova del significativo livello pittorico della pala di Presegno (databile tra la fine del ’500 e i primi del ’600) e del fatto che in quella fase l’alta Valsabbia era collegata a importanti circuiti culturali della Repubblica veneta.

L’attenzione verso il patrimonio pittorico della parrocchiale di Presegno ha portano inoltre ad attribuire con certezza all’artista gardesano Giovanni Andrea Bertanza il dipinto a olio su tela dedicato all’«Ultima cena», per il quale don Dino Martinelli, nominato recentemente parroco anche di Lavenone, ha assicurato un interessamento volto ad adeguato intervento conservativo.

In foto:
. La pala della Madonna del Rosario di Luigi Benfatto, nipote del grande pittore Veronese (parrocchiale Presegno)
. L’altare con “L’Ultima cena†del pittore Bertanza

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