Dipendere da internet
di genitoricrescono.com

IAD, internet addiction desorder, una forma di dipendenza che colpisce giovani, meno giovani e giovanissimi.

 
La IAD (Internet Addiction Desorder), ovvero la dipendenza da internet è una delle nuove forme di dipendenza.
Non ne sono colpiti solo i giovani, ma anche gli adulti e la disponibilità di smartphone che si collegano ovunque non ha fatto altro che moltiplicarne gli effetti.
 
Tempo fa poteva essere definito affetto da IAD il nerd sempre chiuso in casa davanti al monitor.
Oggi l’internet addicted è tra noi e ci vive, lavora e comunica accanto e di solito fa tutto questo con un cellulare in mano.
E’ quindi possibile che un genitore non riesca a riconoscere l’eccessiva dipendenza dal web del figlio, perché ne è colpito in prima persona, non solo perché conosce poco il mezzo. Paradossalmente è il genitore più “tecnologicizzato” a riconoscere meno quando l’attività sul web del figlio inizia a prendere connotazioni preoccupanti.

Certo, l’allarmismo non aiuta mai a identificare i problemi.
Non tutti i ragazzi o gli adulti che trascorrono diverse ore al giorno in rete possono considerarsi dipendenti. Le attività da svolgere il rete sono molte: studio, lavoro, chiacchiere con gli amici, ricerca, informazione, approfondimento, apprendimento di tecniche. E così è piuttosto diffuso che ci si passi tanto tempo.

La dipendenza però è quello stato mentale e fisico che ti impedisce di fare altro.
La dipendenza ti limita, ti frena, ti lega, ti imprigiona, ti ossessiona. Diventa il tuo unico pensiero e si sostituisce ad altri pensieri e attività.
L’allarme deve scattare quando un ragazzo smette di uscire per vedere gli amici, smette di aver voglia di praticare uno sport, appare costantemente stanco.
No, non quando vi sembra sempre irritabile… quella è semplice adolescenza!

Non è facile neanche per gli adulti gestire il proprio rapporto con la rete.
C’è un significativo aumento delle crisi di coppia e delle conseguenti separazioni dovute alla dipendenza di uno o di entrambi dal web. Famiglie in cui il web si sostituisce al rapporto con i figli e con il partner.
Non è un male del web, non è la rete a essere cattiva: le dipendenze patologiche cambiano forma, passano dalle sostanze ai comportamenti, ma continuano a colmare gli spazi vuoti con gesti troppo semplici per la complessità della sofferenza e il disagio che riempiono.

E per i ragazzini? Tutto più complicato, più intenso.
Nell’incontro plenario tenutosi a Trieste su questo argomento, nell’ambito di Navigaresicuri, è stato citato un libro molto interessante “Il profumo dei limoni” di Jonah Lynch.
“Tatto, olfatto, gusto. Tre dei cinque sensi non possono essere trasmessi attraverso la tecnologia. Tre quinti della realtà, il sessanta per cento.”
 
La tecnologia è bella e libera, ma priva di alcuni sensi.
Serve maturità per capirlo, serve averli già sperimentati nella vita per sentirne la mancanza. Sul web perdiamo tre sensi: il che non è un problema per chi ha una vita sociale, ma per un ragazzo che vive la sua vita sociale solo filtrata dal web e lì forma anche la sua educazione sentimentale può essere un grande problema.
 
Fonte: genitoricrescono.com
 
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