Sesto giorno di blocco
di Ubaldo Vallini

Scemata ormai la speranza che la strada potesse riaprire nel fine settimana, si infiamma la polemica. Dal Trentino: «Amministrazioni da Terzo Mondo, noi avremmo già riaperto»

 
Sesto giorno di blocco. Il confronto a tratti acceso avvenuto in Prefettura nella mattinata di venerdì, non è servito a stemperare la tensione che aleggia fra gli amministratori bresciani e trentini da una parte e i funzionari statali dall'altra.
 
Con dei distinguo.
Intanto non è stato il Demanio a rallentare l'esecuzione dell'intervento dei rocciatori sullo sperone pericolante alla Batteria Tirolo, 300 metri sopra il lago e sopra la 237 del Caffaro.
Al Demanio toccava mettere a disposizione i fondi necessari e l'ha fatto.
L'intervento è affare del suo "braccio operativo" che si chiama Provveditorato alle Opere pubbliche.
 
Le differenze poi vengono marcate anche fra amministratori trentini e quelli bresciani, con i primi che puntano il dito contro il sindaco di Anfo:
«Non sapevo di avere vicini che intendono l'attività amministrativa come potrebbe essere nel Terzo Mondo - ha dichiarato con una punta di stizza il sindaco di Storo Vigilio Giovannelli -. Toccava al sindaco di Anfo, che è il primo responsabile dell'incolumità di chi vive o attraversa il territorio di sua competenza, pretendere l'immediato intervento dei proprietari della Rocca (il demanio ndr) per sanare la situazione, minacciando denunce e richieste di risarcimento danni, prima ancora che quei massi precipitassero sulla strada. Il fatto poi che dallo scorso anno esista un'ordinanza comunale che vieta l'ingresso alla Rocca peggiora semmai la situazione: significa che il sindaco era al corrente del pericolo e non ha fatto nulla».
 
Dal Trentino arriva anche la convinzione che la strada avrebbe potuto benissimo essere riaperta venerdì:
«Per come la vedo io, quando gli operai avevano concluso di disgaggio per cui da quello sperone altri massi non potevano precipitare a valle - continua Giovannelli -, la Provincia avrebbe potuto tranquillamente revocare l'ordinanza di chiusura della 237 del Caffaro. Noi l'avremmo fatto».
 
Inutile dire che in Broletto sono del parere diverso, soprattutto i tecnici che di questo atto avrebbero dovuto assumersi la responsabilità.
Resta il fatto, come abbiamo avuto modo di dire nei giorni scorsi, che la chiusura della Provinciale del Caffaro, ormai certa per più di una settimana, ha provocato disastri per l'economia dell'intera zona.
 
Di alcune aziende abbiamo già detto.
Peggio ancora è andata alla "nuova" Sat di Carlo Gervasoni che sulle piste del Gaver mai così in ordine, rispetto al sabato precedente, ha registrato un calo di presenze dell'80 per cento.
 
Disagi a non finire, perdite finanziarie e arrabbiature, dunque, ma anche il rovescio della medaglia, rappresentato da chi si è dato da fare per aiutare chi in questi giorni si è trovato in difficoltà.
Fra questi gli uomini della protezione civile, soprattutto di Lavenone e di Ponte Caffaro, che hanno gestito la logistica in prossimità degli attracchi del battello improvvisando ripari, illuminazione e sistemi antiscivolo sui pontili spesso ghiacciati.
Ma anche quelli dei gruppi di Casto, Odolo, Anfo, Barghe, Bione, Odolo… insomma di tutta la media e altra valle Sabbia, che se non sono stati impegnati, magari nel fare da supporto nella gestione della viabilità da parte delle Forze dell'ordine, hanno dato la loro spontanea disponibilità a farlo.
 
A proposito di battello: oggi è domenica e non verranno effettuate le prime due corse al mattino e l'ultima delle 22 e 30.
Tutte le altre si.
 
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