Bel tempo domenica sul Manos
di Ubaldo Vallini

Merito, sono in centinaia ad essere convinti, della Madonna del Buon Bracconiere e della sua gratitudine nei confronti di chi la festeggia ogni anno.

 
«Certo che non piove, facciamo tutto questo lavoro per lei, vuoi che non collabori?».
Antonio Rizzardini non ha dubbi commentando il meteo che domenica scorsa ha risparmiato la sommità del Monte Manos dalle saette e dalla grandine che tutti gli esperti davano per certe.
 
La "collaboratrice, che anche quest'anno ha permesso la grande festa di fine agosto in suo onore, è niente meno che la Madonna: quella con l'appellativo "del Buon Bracconiere" affibbiatole non senza qualche risvolto polemico alcuni anni fa.
Il perché è presto detto.
La Madonna del Buon Bracconiere è custodita in una nicchia all'ingresso del roccolo "Da Girolamo", di cui Antonio è proprietario, sulle montagne fra Capovalle e Vobarno: rigorosamente abusivo il sito, ufficialmente consacrata la Madonnina.
 
E dopo la messa celebrata da don Andrea, prete 92enne che ha ricordato ai presenti che la Natura va salvaguardata e anche amata in tutte le sue espressioni, quale poteva essere il piatto forte per siffatta festa?
Lo spiedo alla bresciana, ovvio. Con una formula inedita, che nonostante la temuta pioggia ha portato al confine fra Capovalle e Vobarno quasi 700 persone: cioè gratis per tutti.
 
Ad offrire con abbondanza il piatto della tradizione 18 spiedatori in gara (più due fuori concorso) e l'organizzatissima logistica capitanata da Marisa.
Per annaffiarlo hanno contribuito gli stessi ospiti fornendo anche torte, formaggi e contorni vari, accostando così con abbondanza le capaci dispense di Antonio.
 
Per la cronaca, lo spiedo migliore è stato quello di Luigi Nicolini "forner" di Nuvolento, seguito nell'ordine da Silvio Righetti di Prevalle e da Giuseppe Maffizzoli di Polpenazze (che ci ha messo dentro anche del gustosissimo fegato di vitello).
 
Tutti a parimerito gli altri: Ardiccio Ferrari (che l'ha fatto all'antica, sul fuoco), Nicola Spenchi, Marco Freddi e Stefano Bianchi di Vobarno; Davide Silvestri, Omar Pozzani, Elio Pavoni, Gianni Melchiorri e Achille Bagozzi da Roè Volciano; Stefano Tanghetti di Bovegno; Raffaele Cabassi di Villa Carcina; Eros Melsani di Salò, Pietro Armanni e Massimo Vaglia di Idro, Eugenio Erculiani di Vestone.
 
E il buon bracconiere?
«Si, chiamatemi pure bracconiere, ma lo faccio per passione e mai per convenienza» ci dice lui stesso, devoto e allo stesso tempo allergico come pochi alle costrizioni normative in materia venatoria.
 
Fra i settecento amici di Antonio anche Imerio Leali e Renzo Avemari, che hanno intrattenuto gli ospiti con voci, chitarra e tastiera.
E Vanni Ligasacchi: «Sono qui come presidente della nuova associazione "Cultura Rurale" - ci ha detto il consigliere regionale valsabbino -. Ed è uno spettacolo vedere tanto impegno e dedizione nel mantenere le tradizioni». 
 
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