Ragli d'asino
di Itu

Nel paesello dove abito da qualche anno la vita animale č piů articolata, nei prati sono tornate le caprette, cavalli e da poco tempo anche un asino.

 
Nei prati sotto al giardino è venuto ospite da qualche mese un asino, non lo vedo ma lo ascolto.
Il primo raglio arriva con la luce del mattino, un saluto alla luce del sole che l’altro giorno coincideva con l’Ave delle sette in concerto di campane: sembrava avesse studiato, in perfetta sincronia sincopata che neanche l’ispirazione d’artista avrebbe pensato.
 
Ma quello che ancora mi fa trasalire è l’annuncio del suo richiamo, un risucchio d’aria che mi fa pensare ad un rumore di porto, di nave che parte.
Mi domando come il suo verso sia così strampalato e tradotto semplicisticamente in lingua umana in: i-oo.
Molto complesso dunque il suo parlare, molto educato anche perché non vuole stufare alcuno, si interrompe spesso e si dimentica.
 
Mi sorprende che ci si rivolga ai bambini bizzosi e caparbi con l’espressione “Che asinello sei!”, forse perché l’asino che conosco è un fantasma e come tutti i fantasmi è frettoloso nel comparire e nel sopportare le umane definizioni.
Insomma, l’asino che raglia sotto il giardino mi sta simpatico.
 
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