Un volcianese a Makallè
di Giancarlo Marchesi

Il lavoro dello studioso locale Vitale Dusi riporta alla luce la figura di Pietro Felter, protagonista in Etiopia a fine ’800, dove salvò mille italiani.

 
Il volcianese Pietro Felter è tra i non molti valsabbini presenti nei ponderosi volumi del Dizionario biografico degli italiani, la più imponente biografia esistente, edita dal prestigioso istituto dell'Enciclopedia italiana.
Ad arricchire il filone di studi dedicati alla figura di Felter, contribuisce ora la ricerca realizzata da Vitale Dusi, appassionato cultore di storia volcinaese.
 
In un saggio di prossima pubblicazione, Dusi narra la vicenda umana e professionale di Felter, che tra la fine dell'800 e il primo '900 svolse un'attività diplomatica preziosa e di estrema delicatezza nell'ambito dei difficili rapporti fra il governo italiano e le autorità dell'Etiopia.
Ma soprattutto ebbe un ruolo cruciale, nel gennaio 1896, durante le laboriose trattative che portarono alla liberazione delle truppe italiane (oltre mille uomini), rinchiuse nel forte di Makallè, assediato dagli abissini.
Grazie alla sua coraggiosa opera di mediazione, i soldati italiani comandati dal maggiore Galliano poterono uscire con l'onore delle armi.
 
Pietro nacque a Volciano nel 1856 da una famiglia che esercitava il piccolo commercio di generi alimentari e bevande.
Compì gli studi prima a Sabbio Chiese, dove la famiglia si era trasferita, poi a Salò, infine a Breno.
Abbracciò la carriera impiegatizia, che ben presto abbandonò per arruolarsi nell'esercito. Durante la vita militare, il suo spirito libero lo portò a subire svariati periodi di carcere, ma riuscì a raggiungere i gradi di sergente.
 
Entrò poi nella Scuola militare di Modena per uscirne come sottotenente. Abbandonato l'esercito, si recò in Eritrea prima come impiegato di un'azienda italiana, in seguito come agente di una casa transalpina impegnata nel commercio del carbone.
Sposò la francese Agostina de Glatignée dalla quale ebbe cinque figli.
Piera, nata nel 1892, fu sorella di latte di Tafarì, il futuro imperatore Hailè Sellassiè.
 
Come influente uomo d'affari strinse rapporti di amicizia con ras Makonnen e grazie alla stima che riuscì a conquistarsi presso le autorità locali, intervenne in circostanze pericolose per tutelare gli italiani presenti in quei territori.
Ma il suo atto più importante e coraggioso fu, come accennato, la liberazione delle truppe italiane rinchiuse nel forte di Makallè.
Tuttavia, nel clima di diffidenza che caratterizzava in quella fase l'avventura coloniale italiana, Felter venne sospettato per la sua familiarità con i capi abissini e fu accusato di aver comprato la liberazione del contingente rinchiuso a Makallè.
Ma ben presto, nonostante qualche strascico polemico queste accuse si dissolsero, e nel 1898 fu nominato dal governo italiano commissario civile ad Assab.
Morì nel 1915, a Sabbio Chiese, minato dalla lebbra.
 
di Giancarlo Marchesi dal Giornale di Brescia
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